sabato 30 agosto 2025

Colli Tortonesi D.O.C. Timorasso " Bricco San Michele " 2022 - Claudio Mariotto

Benvenuti, cultori del vino! Qui celebriamo ogni calice, ogni terroir, ogni emozione in bottiglia.

Siamo qui per l'appuntamento settimanale del "vino della settimana" di Vinodegustando, con un vino della Cantina condotta dal simpatico amico e bravissimo Vignaiolo Claudio Mariotto: il Colli Tortonesi D.O.C. Timorasso "San Michele " 2022.

Il Derthona Timorasso D.O.C. “Bricco San Michele” è ottenuto da uve Timorasso 100%, vitigno autoctono dei Colli Tortonesi, oggi simbolo di eleganza, mineralità e longevità. Questo vino rappresenta l’autenticità del territorio e la filosofia produttiva sostenibile, ideale per chi cerca un vino naturale italiano di alta qualità.

I vigneti sono coltivati con metodo naturale, senza concimi chimici, senza diserbanti e senza prodotti sistemici, nel pieno rispetto dell’ambiente.

Il terreno è calcareo-argilloso, perfetto per esaltare la struttura e la complessità aromatica del Timorasso. La potatura Guyot garantisce equilibrio vegetativo e qualità costante delle uve.

La vendemmia avviene a fine settembre, quando le uve raggiungono la piena maturazione. La pressatura è soffice e lenta, per preservare l’integrità del frutto. La fermentazione spontanea avviene in vasche d’acciaio a temperatura controllata, senza l’aggiunta di lieviti selezionati, per mantenere intatta l’espressione varietale.

Il vino affina un anno sulle fecce nobili in acciaio, con leggeri battonage che ne arricchiscono la struttura e la complessità. Segue un affinamento in bottiglia di almeno 12 mesi, che conferisce eleganza, profondità e capacità evolutiva. Il risultato è un vino bianco da invecchiamento, capace di sorprendere anche dopo diversi anni.

Ma eccolo finalmente nel calice!

Alla vista si presenta con un giallo paglierino dorato, luminoso e intenso, impreziosito da riflessi verdini che ne sottolineano la giovinezza e la vitalità.

Al naso, premesso che ci troviamo di fronte a un vero e proprio “infanticidio enologico” per la sua potenziale evoluzione futura, si apre un ventaglio aromatico ampio e sorprendente. Le prime sensazioni sono floreali, con richiami eleganti di bovardia e ginestra, seguite da note agrumate di lime e bergamotto. Il profilo fruttato si esprime con pesca tabacchiera bianca, frutto della passione e litchi, mentre la componente speziata rivela sfumature di zenzero e pepe bianco. A completare il quadro, una mineralità profonda con accenti iodati e solfurei, accompagnata da una balsamicità intensa e persistente.

Al palato, il vino conferma pienamente quanto percepito all’olfatto. È freschissimo, sapido e verticale, con una struttura materica e una tessitura equilibrata e armonica. La persistenza è straordinaria e il finale si distingue per una freschezza balsamica avvolgente, arricchita da note agrumate e floreali di grande finezza.

"Tanta roba" Claudio, veramente i miei più sentiti complimenti!!!

Ci troviamo di fronte a un vino dalla grande personalità, che inizierà a rivelare il suo vero carattere evolutivo tra almeno sei o sette anni. Già oggi, tuttavia, mostra in modo evidente tutto il suo potenziale, lasciando intuire la profondità e la complessità che saprà raggiungere nel tempo. 

Va detto però, con altrettanta chiarezza, che è delizioso da bere anche subito: fresco, vibrante e capace di regalare emozioni autentiche già in questa fase della sua giovinezza. Un vino che sa essere immediato e profondo, a seconda di come lo si vuole vivere.

Da abbinare a salumi, formaggi, primi e secondi a base di pesce ma, se volete apprezzarlo al meglio, come piace a me quando sono di fronte a vini di questo calibro, bevetelo "in meditazione" prima di sedervi a tavola.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


venerdì 29 agosto 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: I formati delle bottiglie di vino

Un brindisi a noi amanti del fantastico "Nettare di Bacco"!

Nel mondo del vino, ogni dettaglio racconta una storia, e il formato della bottiglia non fa eccezione. Oltre a influenzare la conservazione e l’evoluzione del vino, le dimensioni delle bottiglie rappresentano un elemento distintivo che appassiona collezionisti, sommelier e semplici amanti del buon bere. In questo articolo esploreremo i principali formati di bottiglie di vino, dai più comuni ai più rari, con un occhio di riguardo alla terminologia tecnica e ai vantaggi di ciascuna tipologia.

Perché il formato della bottiglia è importante?

Il formato influisce su:

  • Ossigenazione: bottiglie più grandi hanno un rapporto vino/ossigeno più favorevole.
  • Invecchiamento: i formati superiori permettono una maturazione più lenta e armoniosa.
  • Conservazione: bottiglie grandi mantengono meglio la temperatura.
  • Impatto visivo e marketing: formati speciali attraggono l’attenzione e valorizzano il prodotto.

I principali formati di bottiglie di vino

Nome del formato

Capacità (litri)

Equivalente in bottiglie standard

Tipologia di vino


Split o Piccolo

        0,187 l  

  =  ¼ bottiglia

Spumanti, dolci


Mezza bottiglia

        0,375 l 

  =  ½ bottiglia

Vini dolci, rossi e bianchi


Standard

          0,75 l

  =  1 bottiglia

Tutti i tipi


Magnum

            1,5 l

  =  2 bottiglie

Rossi, spumanti


Jeroboam

               3 l

  =  4 bottiglie

Spumanti, rossi


Rehoboam

            4,5 l

  =  6 bottiglie

Champagne


Mathusalem

               6 l

  =  8 bottiglie

Champagne, rossi


Salmanazar

               9 l

  =  12 bottiglie

Champagne, rossi


Balthazar

             12 l

  =  16 bottiglie

Champagne


Nebuchadnezar

             15 l

  =  20 bottiglie

Champagne

 

Curiosità e consigli

  • Le bottiglie Magnum sono molto apprezzate per l’invecchiamento dei vini rossi importanti, come Barolo, Brunello di Montalcino e Amarone.
  • I formati superiori a Jeroboam sono spesso utilizzati per Champagne e spumanti, soprattutto in occasioni celebrative.
  • Le bottiglie di grandi dimensioni sono ideali per regali di prestigio, eventi aziendali e collezioni private.
  • Alcuni formati prendono il nome da re biblici, a sottolineare la loro maestosità.

Conclusione

Conoscere i formati delle bottiglie di vino non è solo una questione tecnica, ma un modo per apprezzare ancora di più la cultura enologica. Che tu stia cercando una bottiglia da condividere in due o un formato scenografico per una festa, ogni scelta racconta qualcosa di te e del vino che stai bevendo.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


giovedì 28 agosto 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Il Sentore di Tappo nel vino

Un brindisi a noi, amanti del vino: che ogni calice sia scoperta, passione e piacere. Cin cin! !

Per il nostro consueto incontro trisettimanale Approfondimenti Tecnici  di VinoDegustando, oggi affrontiamo un tema che terrorizza produttori, sommelier, ristoratori e appassionati: il famigerato sentore di tappo nel vino.

Cause, effetti e come riconoscerlo

Questo fenomeno, noto anche come odore di tappo o vino tappato, è uno dei difetti più temuti dagli appassionati di vino e può compromettere completamente l’esperienza di degustazione.   E' causato principalmente dalla presenza di una molecola chiamata 2,4,6-tricloroanisolo (TCA).

Il TCA si forma quando composti fenolici presenti nel sughero naturale reagiscono con sostanze clorurate, spesso utilizzate per la sanificazione delle cantine o dei materiali.

Questo processo può essere favorito da:

  • Contaminazione del tappo in sughero da parte di funghi come Armillaria mellea, Aspergillus o Penicillium
  • Trattamenti chimici con cloro su legno, botti o ambienti di vinificazione
  • Condizioni di conservazione non ottimali, come umidità eccessiva o scarsa ventilazione

Il risultato è la formazione del TCA, una sostanza estremamente potente: bastano pochi nanogrammi per alterare l’aroma del vino; la sua percezione olfattiva dipende poi anche dalla sensibilità del degustatore.

Effetti sul vino

Il sentore di tappo si manifesta con caratteristiche olfattive e gustative ben precise:

  • Odore di muffa, cantina umida, cartone bagnato
  • Perdita di intensità aromatica, con profumi attenuati o assenti
  • Gusto piatto e sgradevole, che può includere note amarognole o terrose

Questo difetto non è dannoso per la salute, ma rende il vino non piacevole da bere, penalizzando anche etichette di alta qualità.

Come riconoscere il vino tappato

Durante una degustazione, è fondamentale prestare attenzione ai primi sentori olfattivi. Se il vino presenta un profumo chiuso, terroso o di muffa, è probabile che sia affetto da TCA. In caso di dubbio, sarebbe consigliato, avendone la possibilità, di confrontare con un’altra bottiglia dello stesso lotto.

Prevenzione e alternative al tappo in sughero

Per ridurre il rischio di sentore di tappo, molte cantine stanno adottando soluzioni alternative:

  • Tappi sintetici o in materiale composito
  • Tappi a vite o Stelvin (screw cap), sempre più diffusi anche nei vini di fascia alta
  • Controlli microbiologici e ambientali più rigorosi in cantina
Buone degustazioni a tutti!

D.B.

mercoledì 27 agosto 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Cos'è e come avviene la Macerazione Carbonica

Buona serata amici appassionati del "nettare di Bacco"!

Questa settimana inauguriamo un nuovo capitolo degli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando, la rubrica dedicata a chi non si accontenta di degustare, ma desidera scoprire cosa si cela dietro ogni sorso. Ci addentreremo nel cuore della vinificazione, là dove il mestiere del vignaiolo diventa arte. 

Macerazione carbonica: cos'è e come funziona

La macerazione carbonica è una tecnica di vinificazione utilizzata principalmente per produrre vini rossi giovani e fruttati, come il vino novello in Italia e il Beaujolais nouveau in Francia2.

     Cos'è

  • È un processo che avviene senza pigiatura: i grappoli d’uva interi, non diraspati, vengono posti in un contenitore ermetico saturo di anidride carbonica.
  • In questo ambiente privo di ossigeno, si innesca una fermentazione intracellulare: gli zuccheri all’interno degli acini si trasformano in alcol grazie al metabolismo anaerobico.

Come avviene

  • I grappoli vengono sistemati in vasche chiuse ermeticamente, sature di CO₂, a una temperatura tra i 25° e i 30°C.
  • Il peso dei grappoli sovrastanti schiaccia quelli sottostanti, creando un primo mosto che fermenta naturalmente.
  • Dopo circa 5–10 giorni, l’uva viene pigiata e il processo prosegue con una fermentazione alcolica tradizionale.

Risultato

  • Si ottiene un vino poco tannico, molto profumato e pronto da bere.
  • Il profilo aromatico è intenso e fruttato, con una maggiore presenza di esteri e aromi secondari rispetto alla vinificazione classica

Macerazione carbonica vs vinificazione tradizionale: differenze e vantaggi

La macerazione carbonica è una tecnica di vinificazione ideale per produrre vini giovani, freschi e aromatici. A differenza della vinificazione tradizionale, qui si usano grappoli interi non pigiati, posti in vasche chiuse saturate di anidride carbonica. Questo ambiente anaerobico attiva una fermentazione intracellulare direttamente all’interno degli acini, generando vini dal profilo fruttato, floreale e leggero, come il celebre Beaujolais Nouveau o il Vino Novello italiano.

La vinificazione tradizionale, invece, prevede la pigiatura dell’uva e la fermentazione del mosto con lieviti, in presenza di ossigeno. Questo metodo consente una maggiore estrazione di tannini e colore, producendo vini strutturati e complessi, spesso destinati all’affinamento in botti di legno.

In sintesi, la macerazione carbonica è perfetta per chi cerca un vino da bere subito, mentre la vinificazione classica è l’ideale per chi ama i vini da invecchiamento e dal gusto più profondo.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

sabato 23 agosto 2025

Barbera d'Asti Superiore D.O.C.G. "Serena" 2021 - Isolabella della Croce

Buona serata amici Wine Lovers!

Durante il mio recente tour eno-ciclistico tra le colline dell’Astigiano, immerso in paesaggi mozzafiato e vigneti che sembrano usciti da una tela impressionista, ho avuto il privilegio di scoprire un vino che incarna l’essenza autentica del territorio: il Barbera d’Asti DOCG Superiore “Serena”. Un’etichetta che non solo ha saputo conquistarmi, ma che rappresenta un perfetto connubio tra tradizione vitivinicola piemontese e eccellenza enologica artigianale.

Questo vino rosso piemontese di alta qualità è prodotto con uve Barbera in purezza, coltivate nei vigneti aziendali situati nel comune di Calamandrana, con esposizione Sud-Ovest/Sud. La raccolta manuale delle uve, effettuata a piena maturazione, garantisce una selezione accurata e rispettosa del frutto. La vinificazione artigianale prevede pigiatura e diraspatura delicata, seguite da una fermentazione a temperatura controllata tra i 26° e i 28°C, che preserva l’integrità aromatica e la freschezza varietale. L’affinamento avviene per 12 mesi in botti di rovere francese da 25 hl, conferendo al vino struttura, eleganza e profondità.

Ma eccolo!

Alla vista, il Barbera “Serena” si presenta con un colore rubino intenso, limpido e luminoso, che anticipa la sua vivacità.

Al naso, il vino è intenso ed elegantissimo, con un bouquet ampio e strutturato: note fruttate di ciliegia Ferrovia, mora e mirtillo si fondono armoniosamente con sentori balsamici di eucalipto, fiore di sambuco e bacche di ginepro. Emergono poi sfumature terrose di humus, speziate di pepe nero, minerali di grafite, e un raffinato finale floreale di potpourri di fiori secchi.

In bocca, il vino è freschissimo e sapido, con una percezione ben dosata dei suoi 15% vol. alcolici, che si inseriscono in un contesto equilibrato e armonico, grazie alla vivace acidità e ai tannini ben integrati. La persistenza gustativa è notevole, con un finale che richiama le spezie, la mineralità e la balsamicità, rendendo ogni sorso un viaggio sensoriale.

Come sempre i complimenti vanno al bravissimo enologo Andrea Elegir!

Da abbinarsi a salumi stagionati, piatti di carne rossa e selvaggina!

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

venerdì 22 agosto 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Cos'è e come è composto il Mosto

Cari appassionati di vino, ben ritrovati!

Secondo appuntamento della settimana con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando: oggi ci immergiamo nel cuore della vinificazione per scoprire insieme cos’è il mosto d’uva, come viene ottenuto e quali elementi lo compongono. Un viaggio tra zuccheri, acidi e polifenoli per capire davvero da dove nasce il vino.

Cominciamo a dire che il mosto d’uva è il liquido che si ottiene dalla pigiatura dell’uva fresca, prima che inizi la fermentazione. È la materia prima da cui si produce il vino, ed è ricco di zuccheri, acidi, vitamine e polifenoli. In pratica, è il “succo d’uva” non ancora trasformato in vino.

Composizione chimica del mosto

Il mosto è un mix naturale di elementi che influenzano direttamente il gusto, l’aroma e la struttura del vino. Ecco i principali componenti del mosto d’uva:

  • Acqua (70–80%): veicolo principale di tutte le sostanze.
  • Zuccheri (glucosio e fruttosio): 15–30%, fondamentali per la fermentazione alcolica.
  • Acidi organici: tartarico, malico e citrico, che regolano il pH e l’acidità.
  • Polifenoli: tannini e antociani, responsabili del colore del vino e delle sue proprietà antiossidanti.
  • Sostanze azotate e vitamine: nutrimento per i lieviti.
  • Sali minerali: come potassio, calcio, ferro e zinco, che influenzano la sapidità del vino.

Tipologie di mosto

Esistono diverse varianti di mosto, ognuna con un ruolo specifico nella vinificazione:

  • Mosto cotto: concentrato e dolce, usato per correggere altri mosti o per produrre vini speciali.
  • Mosto muto: trattato con anidride solforosa, serve per bloccare la fermentazione.
  • Mosto concentrato rettificato (MCR): utilizzato per arricchire il contenuto zuccherino di altri mosti, senza alterarne il profilo aromatico.

Perché conoscere il mosto è importante

Capire cos’è il mosto d’uva e come è composto è fondamentale per chi ama il vino. Che tu sia un sommelier, un produttore o un semplice appassionato, conoscere la composizione del mosto ti aiuta a comprendere meglio le caratteristiche organolettiche del vino che bevi.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

  

giovedì 21 agosto 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Classificazione degli Spumanti in base al loro Residuo Zuccherino

Buon pomeriggio e buona serata a tutti gli appassionati di enologia!

Benvenuti al primo appuntamento settimanale con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando: la rubrica pensata per chi non si accontenta di bere, ma desidera comprendere ciò che rende davvero speciale ogni sorso di vino.

Questa settimana, a causa di un imprevisto tecnico, non è stato possibile pubblicare l’approfondimento previsto per ieri. Per questo motivo, gli appuntamenti saranno soltanto due, anziché i consueti tre. Ci scusiamo per il disagio e vi prometto contenuti ancora più ricchi e stimolanti nei prossimi giorni.

Classificazione del residuo zuccherino negli spumanti

Il residuo zuccherino indica la quantità totale di zucchero (in grammi per litro) presente nello spumante dopo l'eventuale "dosaggio". Questo parametro determina lo stile del vino, influenzandone il gusto, la freschezza e la versatilità a tavola.

Cos’è il dosaggio negli spumanti?

Il dosaggio è l’operazione finale della produzione di uno spumante. In questa fase, il produttore aggiunge una miscela chiamata in francese
 liqueur d’expédition o liqueur de dosage, composta da:

  • Vino base (dello stesso tipo o affine)

  • Zucchero (in quantità variabile)

A cosa serve il dosaggio? 

Il dosaggio ha due scopi principali:

  1. Bilanciare l’acidità: soprattutto negli spumanti metodo classico, che tendono ad avere acidità elevata.

  2. Definire lo stile gustativo: la quantità di zucchero aggiunto determina la categoria zuccherina dello spumante (Brut, Extra Dry, Demi-Sec, ecc.).

Ecco la classificazione ufficiale secondo la normativa europea:

Tipologia

Zucchero (g/l)

Caratteristiche sensoriali

Brut Nature / Dosage Zéro

0–3 g/l (senza zuccheri aggiunti)

Estremamente secco, minerale, è molto apprezzato dai  più esperti perché non maschera il profilo del terroir e del vitigno

Extra Brut

fino a 6 g/l

Molto secco, con acidità marcata e grande freschezza

Brut

fino a 12 g/l

Secco equilibrato, il più diffuso e versatile

Extra Dry

12–17 g/l

Leggermente morbido, perfetto per aperitivi

Dry / Sec

17–32 g/l

Più dolce, adatto a piatti speziati o agrodolci

Demi-Sec

32–50 g/l

Dolce, ideale con dessert e pasticceria

Dolce

>50 g/l

Molto dolce, da abbinare a dolci ricchi o da meditazione

Come si misura il residuo zuccherino?

Il residuo zuccherino si misura in grammi per litro (g/l) e viene determinato tramite analisi chimiche. È influenzato da:

  • Tipo di fermentazione (metodo classico o Charmat)
  • Dosaggio finale (aggiunta di zucchero o vino dolce)
  • Stile enologico desiderato
  • Varietà di uva utilizzata per il vino

Differenze con il vino frizzante

  • Lo spumante ha una sovrapressione ≥ 3 atmosfere.
  • Il vino frizzante ha una sovrapressione tra 1 e 2,5 atmosfere.
Solo lo spumante può essere classificato secondo il residuo zuccherino in queste categorie.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.







domenica 17 agosto 2025

Piemonte D.O.C. Merlot "Il Novo" 2021 - Az. Agr. Mario Torelli

Buona sera a tutti in questa rovente domenica di metà agosto! 

Per il consueto appuntamento settimanale dedicato a un vino, oggi voglio condividere con voi una vera chicca enologica scoperta durante il mio recente tour enociclistico svolto tra le splendide colline dell’Astigiano.

Durante la tappa nella Cantina Mario Torelli a Bubbio, ho avuto il piacere di assaggiare il Piemonte D.O.C. Merlot “Il Novo” 2021: un vino rosso sorprendente, elegante e ricco di personalità.

Il Merlot piemontese ha una storia affascinante: arrivato dalla Francia a metà Ottocento, ha trovato nella Langa Astigiana un terroir ideale per esprimere eleganza, struttura e profondità. Il vino rosso Il Novo, prodotto da uve Merlot 100%, nasce da una scelta audace e affettuosamente provocatoria: quando Gianfranco propose al padre Mario, storico vigneron piemontese, di impiantare Merlot, la risposta fu ironica e memorabile “Che novità è? Il Merlot si coltiva in Piemonte da soli 200 anni, Barbera e Dolcetto da 2000!”.

Così nacque Il Novo, un vino che celebra la tradizione vitivinicola italiana con uno sguardo moderno.

La vinificazione di “Il Novo” è meticolosa: uve Merlot 100% che, dopo una macerazione di 10–14 giorni, viene svinato e trasferito in vasche d’acciaio per completare la fermentazione alcolica e quella malolattica. In primavera, il passaggio in barrique segna l’inizio di un affinamento lungo e paziente, che dura circa 24 mesi. Solo allora, dopo l’assemblaggio e l’imbottigliamento, è pronto per raccontare la sua storia in ogni calice.

Alla vista si presenta con un rosso rubino profondo, carico e quasi impenetrabile, ma al tempo stesso luminoso e invitante. Un colore che promette intensità e struttura.

All’olfatto è intenso ed elegantissimo, con un bouquet ampio e stratificato. Si apre con piccoli frutti rossi maturi: marasca, mora, mirtillo, per poi evolvere in un ventaglio di note terziarie, come grafite, humus, tabacco, cioccolato alla menta, china, rabarbaro, bacche di sambuco. Chiude con un tocco speziato di pepe nero e noce moscata, che dona profondità e fascino.

Al palato è sapido e fresco, con una struttura importante che non sovrasta mai l’equilibrio. I suoi 14,5 gradi alcolici si fanno sentire, ma sono ben integrati in un corpo armonico. I tannini sono nobili, setosi e perfettamente amalgamati, contribuendo a una beva elegante e appagante. Il finale, persistente e avvolgente, gioca su note balsamiche e speziate, lasciando una scia memorabile.

Un Merlot che non si limita a raccontare il territorio: lo scolpisce, lo esalta, lo trasforma in emozione; da abbinare a selvaggina e carni rosse alla brace e, se volete esagerare, una fiorentina“è la morte sua”.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.