giovedì 11 dicembre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Lieviti selezionati o indigeni? Differenze, vantaggi e svantaggi

Buongiorno e ben ritrovati su VinoDegustando!

La fermentazione del vino è il cuore di ogni cantina. Una scelta cruciale per produttori e appassionati riguarda i lieviti: affidarsi ai lieviti selezionati, frutto di ricerca e controllo, oppure puntare sui lieviti indigeni (autoctoni), autentica espressione del terroir.

Questo dibattito non riguarda solo il vino, ma anche la birra artigianale e la panificazione di qualità. La decisione influisce su aromi, profilo sensoriale, stabilità del processo fermentativo e identità del prodotto finale.

Lieviti indigeni (autoctoni): l’essenza del terroir

I lieviti indigeni sono microrganismi naturalmente presenti sull’uva, nelle cantine e nell’ambiente circostante. Avviano spontaneamente la fermentazione e rappresentano la vera valorizzazione del territorio.

Vantaggi dei lieviti indigeni

  • Complessità aromatica: popolazioni microbiche variabili arricchiscono il vino con esteri e aromi unici.
  • Espressione territoriale: il vino riflette il microbioma della vendemmia e dell’ambiente di produzione.
  • Naturalezza: ideali per produzioni biologiche, biodinamiche e naturali, con minimo intervento umano.

Svantaggi dei lieviti indigeni

  • Imprevedibilità: fermentazioni variabili, rischio di blocchi o lentezza.
  • Alterazioni: possibilità di acidità volatile, fenoli indesiderati o note solforose.
  • Gestione complessa: richiedono monitoraggio costante e analisi avanzate.

Lieviti selezionati: scienza e controllo

I lieviti selezionati (Saccharomyces cerevisiae e non-Saccharomyces commerciali) sono ceppi isolati e studiati in laboratorio per garantire fermentazioni ottimali. Sono disponibili in commercio in forma liofilizzata o liquida.

Vantaggi dei lieviti selezionati

  • Prevedibilità e consistenza: fermentazioni complete, sicure e riproducibili.
  • Efficienza e robustezza: resistono a condizioni difficili (alta gradazione, pH bassi, temperature estreme).
  • Profilo mirato: possibilità di indirizzare gli aromi verso note specifiche e desiderate.

Svantaggi dei lieviti selezionati

  • Omologazione del gusto: rischio di uniformità sensoriale a livello globale.
  • Meno complessità iniziale: profilo aromatico talvolta meno sfaccettato rispetto a fermentazioni spontanee.
  • Costi aggiuntivi: acquisto e gestione dei ceppi commerciali.

Una scelta di equilibrio

La scelta tra lieviti indigeni e selezionati non è una questione di giusto o sbagliato, ma di filosofia produttiva e gestione del rischio.

  • I lieviti selezionati garantiscono sicurezza e controllo, ideali per produzioni su larga scala.
  • I lieviti indigeni offrono complessità e identità territoriale, ma richiedono esperienza e accettazione del rischio.
  • Molti produttori adottano un approccio ibrido: arricchire il mosto con lieviti indigeni non-Saccharomyces e completare la fermentazione con Saccharomyces cerevisiae selezionati.

Conclusione

Il ruolo dei lieviti nella fermentazione del vino è cruciale: trasformano zuccheri in alcol e composti aromatici che definiscono il carattere organolettico di ogni bottiglia.

Che si scelgano lieviti indigeni o lieviti selezionati, l’obiettivo rimane lo stesso: creare vini autentici, di qualità e capaci di emozionare.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


martedì 9 dicembre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Vendemmia meccanica vs manuale - vantaggi e limiti


Amici di 
VinoDegustando, benvenuti! 

Oggi vi accompagniamo alla scoperta della raccolta meccanica dell’uva, tra vantaggi concreti e limiti da valutare con attenzione.

La vendemmia è da sempre uno dei momenti più suggestivi del calendario agricolo. In Italia, patria di vigneti storici e di eccellenze enologiche, la raccolta dell’uva rappresenta non solo un passaggio tecnico, ma anche un rito culturale. Negli ultimi decenni, accanto alla tradizionale raccolta manuale, si è diffusa la raccolta meccanica dell’uva, una pratica che suscita dibattito tra produttori, tecnici e appassionati. Ma quali sono i reali vantaggi e i limiti di questa tecnologia?

Cos’è la raccolta meccanica

La raccolta meccanica utilizza macchine vendemmiatrici, progettate per scuotere i filari e separare i grappoli dai tralci. Questi macchinari possono essere semoventi o trainati, e sono dotati di sistemi di convogliamento che trasportano l’uva in appositi contenitori. L’obiettivo è ridurre i tempi di vendemmia e ottimizzare la gestione delle superfici vitate, soprattutto in aree con grandi estensioni.

I vantaggi principali

La raccolta meccanica offre diversi benefici, che spiegano la sua crescente diffusione:

  • Efficienza e velocità: una macchina può vendemmiare diversi ettari in poche ore, riducendo drasticamente i tempi rispetto alla raccolta manuale.
  • Riduzione dei costi di manodopera: in un contesto di crescente difficoltà nel reperire personale stagionale, la meccanizzazione diventa una soluzione concreta.
  • Flessibilità operativa: le macchine possono lavorare anche di notte, sfruttando temperature più fresche e preservando la qualità delle uve.
  • Uniformità di raccolta: la vendemmia meccanica garantisce una maggiore omogeneità, utile per produzioni di larga scala.
  • Adattabilità a grandi superfici: nelle aziende con centinaia di ettari, la raccolta manuale sarebbe logisticamente insostenibile.

Questi vantaggi rendono la raccolta meccanica particolarmente interessante per vini destinati al mercato internazionale, dove la competitività si gioca anche sulla capacità di contenere i costi.

I limiti e le criticità

Nonostante i benefici, la raccolta meccanica presenta alcuni limiti che non possono essere trascurati:

  • Selezione meno accurata: la macchina non distingue tra grappoli perfetti e quelli danneggiati o non maturi. Questo può influire sulla qualità finale del vino.
  • Possibili danni ai grappoli: il sistema di scuotimento può provocare rotture degli acini, con rischio di ossidazione e fermentazioni indesiderate.
  • Compatibilità con il vigneto: non tutti gli impianti sono adatti alla raccolta meccanica. Filari troppo stretti o terreni scoscesi possono rendere difficile l’utilizzo delle macchine.
  • Investimento iniziale elevato: l’acquisto di una vendemmiatrice richiede capitali importanti, accessibili solo a realtà strutturate.
  • Impatto paesaggistico e culturale: la vendemmia manuale è parte integrante della tradizione. La meccanizzazione rischia di ridurre il valore sociale e turistico di questo momento.

Qualità vs quantità

La scelta tra raccolta manuale e meccanica dipende spesso dall’obiettivo produttivo. Per vini di alta gamma, destinati a esprimere il massimo del territorio, la raccolta manuale resta insostituibile: permette di selezionare grappolo per grappolo, garantendo precisione e cura. Per produzioni più ampie, invece, la raccolta meccanica consente di mantenere competitività senza compromettere eccessivamente la qualità, soprattutto se accompagnata da una gestione attenta in cantina.

Sostenibilità e innovazione

Un aspetto interessante riguarda la sostenibilità. Le moderne vendemmiatrici sono progettate per ridurre consumi energetici e impatti ambientali. Inoltre, la possibilità di raccogliere di notte contribuisce a preservare aromi e freschezza, riducendo l’uso di additivi in cantina. Alcune aziende stanno sperimentando sistemi di selezione ottica integrati alle macchine, per migliorare la qualità della raccolta e avvicinarla agli standard manuali.

Quindi per concludere possiamo dire che la raccolta meccanica dell’uva è una tecnologia che ha rivoluzionato il mondo vitivinicolo. I suoi vantaggi in termini di efficienza, costi e gestione delle grandi superfici sono indiscutibili. Tuttavia, i limiti legati alla selezione e alla qualità richiedono un approccio consapevole: non si tratta di sostituire la tradizione, ma di integrarla con l’innovazione.

Per i produttori, la sfida è trovare il giusto equilibrio tra qualità, sostenibilità e competitività, valorizzando la raccolta meccanica dove serve, senza rinunciare al fascino e alla precisione della vendemmia manuale. In questo modo, la tecnologia diventa alleata del vino, e non sua antagonista.

 Buone degustazioni a tutti!

D.B.

sabato 6 dicembre 2025

Garda Pinot Nero D.O.C. "Paco" 2019 - Azienda Agricola Zatti

Cari lettori, benvenuti su VinoDegustando!

Oggi vi accompagno alla scoperta di un Pinot Nero Garda DOC assaggiato durante la mia visita al Mercato dei Vini FIVI, svoltosi a BolognaFiere dal 15 al 17 novembre. Il protagonista è il Garda Pinot Nero D.O.C. “Paco” 2019, prodotto dall’Azienda Agricola Zatti, realtà situata a Calvagese della Riviera, in provincia di Brescia, nel cuore della gardesana, sulle colline moreniche a pochi km all'interno della sponda occidentale.

In un vigneto dal terreno calcareo e sassoso, capace di donare equilibrio e freschezza, le viti di Pinot Nero trovano la loro espressione più autentica. Allevate a guyot con una densità di 3.500 ceppi per ettaro, sono curate con inerbimento tra i filari e lavorazione meccanica sottofila, pratiche sostenibili che rispettano l’ambiente e preservano la vitalità del suolo.

La vendemmia è condotta in leggera sovramaturazione e rappresenta un momento cruciale: i grappoli, raccolti rigorosamente a mano, vengono deposti in cassette arieggiate per mantenere integrità e aromi. Dopo la pigiadiraspatura, il mosto prende vita grazie a un piede di lieviti autoctoni, fermentando in vasche d’acciaio a contatto con le bucce per 10‑15 giorni. Rimontaggi e follature scandiscono il tempo, favorendo un intenso scambio di sostanze che esalta colore, struttura e tipicità varietale.

Il vino giovane riposa poi sulle fecce fini in barriques e tonneaux di rovere per circa 10‑12 mesi. Qui acquisisce complessità, morbidezza e sfumature speziate che si intrecciano con l’eleganza naturale del Pinot Nero. Dopo l’affinamento in legno, il vino viene imbottigliato e lasciato maturare ulteriormente per almeno due anni, raggiungendo una pienezza espressiva che lo rende unico.

La produzione è volutamente limitata: appena 800 bottiglie da 0,75 L, ciascuna testimone di un lavoro artigianale che privilegia qualità e autenticità. Con i suoi 14% Vol, questo Pinot Nero si presenta come un rosso intenso e raffinato, capace di raccontare la ricchezza del territorio gardesano e la dedizione di chi lo ha creato.

Ma ora facciamo parlare lui.

Alla vista si presenta di colore rosso granato intenso, di grande profondità e luminosità.

Al naso questo Pinot Nero Garda DOC si presenta intenso ed elegantissimo, con ricchi sentori di marasca matura e prugna disidratata, accompagnati da note speziate di noce moscata e pepe nero. Emergono sfumature balsamiche di bacche di ginepro e richiami terrosi di sottobosco, come humus e foglie secche. Dopo la rotazione del calice si sprigiona un raffinato potpourri di fiori secchi, accenni cioccolatosi‑mentolati, una spiccata mineralità di grafite e piacevoli cenni di tabacco.

Al palato è fresco, sapido, rotondo e armonico, perfettamente corrispondente alle percezioni olfattive. L’equilibrio è impeccabile e la persistenza notevole, con un finale minerale‑balsamico‑speziato che ne esalta la complessità e conferma la sua natura di vino elegante e raffinato.

Questo Pinot Nero non è soltanto un vino, ma un vero racconto di territorio: il Lago di Garda, con il suo microclima temperato e i suoli variegati, offre condizioni ideali per la coltivazione di vitigni nobili come il Pinot Nero. L’Azienda Agricola Zatti, che produce in regime di agricoltura biologica, interpreta questa vocazione con sensibilità artigianale, producendo un rosso che unisce tradizione e innovazione, con affinamento in barrique e una produzione limitata.

Ogni bottiglia diventa così un invito a scoprire la bellezza del Garda, la sua storia vitivinicola e la passione di chi lavora con dedizione. Sorso dopo sorso, il “Paco” 2019 rivela un’anima elegante e profonda, capace di emozionare e di lasciare un ricordo indelebile.

Gran bella beva! Complimenti ad Andrea e Gionnai Zatti, custodi di un Pinot Nero che racconta autenticità e territorio.

Questo Pinot Nero Garda DOC “Paco” 2019 si abbina perfettamente a piatti di carne saporiti come selvaggina, stufati e brasati. È ideale anche come vino da meditazione, da degustare lentamente, ascoltandolo, come piace a me, lasciandosi trasportare dalle emozioni che solo un grande vino artigianale può regalare.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


 

giovedì 4 dicembre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Le fermentazioni e la gestione dei lieviti nell’epoca del cambio climatico

Benvenuti su VinoDegustando!

insieme esploriamo fermentazioni e lieviti nell’epoca del cambio climatico, tra sfide, innovazioni e racconti di vini che riflettono il nostro tempo.

La fermentazione è il cuore dell’enologia, il momento in cui il mosto diventa vino. Oggi, però, questo processo antico si confronta con una nuova sfida: il cambio climatico. Temperature più alte, vendemmie anticipate e uve con zuccheri elevati impongono agli enologi un ripensamento delle strategie di fermentazione e della gestione dei lieviti.

Il ruolo dei lieviti nella vinificazione

I lieviti sono responsabili della conversione degli zuccheri in alcol e anidride carbonica.

  • Funzione primaria: trasformazione del mosto in vino.
  • Effetti secondari: sviluppo di aromi, struttura gustativa e complessità sensoriale.

In un contesto di cambiamento climatico, la loro vitalità è messa alla prova da condizioni ambientali mutevoli.

Fermentazioni spontanee e lieviti indigeni

La fermentazione spontanea, affidata ai lieviti indigeni, rimane un simbolo di autenticità.

  • Vantaggi: unicità, legame con il territorio, profili aromatici irripetibili.
  • Svantaggi: maggiore fragilità in annate calde, rischio di arresti o deviazioni aromatiche.

Il cambio climatico amplifica la variabilità, rendendo questo approccio più complesso da gestire.

Lieviti selezionati e sicurezza tecnica

L’uso di lieviti selezionati offre maggiore controllo.

  • Ceppi resistenti: capaci di lavorare in mosti ricchi di zuccheri.
  • Obiettivi enologici: riduzione dell’alcol, esaltazione di freschezza e complessità.

In un’epoca di vendemmie anticipate, la scelta del ceppo diventa una leva strategica per mantenere equilibrio e identità stilistica.

Gestione delle condizioni di fermentazione

La gestione dei lieviti non si limita alla selezione:

  • Temperatura: raffreddamento del mosto per evitare fermentazioni troppo rapide.
  • Nutrienti: apporto mirato di azoto per ridurre composti indesiderati.
  • Ossigenazione: supporto alla vitalità dei lieviti.

Tecnologia e sensibilità enologica si uniscono per garantire fermentazioni armoniose.

Innovazioni: lieviti non-Saccharomyces

La ricerca ha aperto nuove prospettive:

  • Riduzione dell’alcol: ceppi capaci di modulare la fermentazione.
  • Aromi intensificati: note floreali e fruttate più marcate.
  • Co-fermentazione: combinazione di diversi lieviti per vini più sfaccettati.

Queste pratiche rispondono alle esigenze di un mercato attento a freschezza e sostenibilità.

Fermentazione malolattica e cambio climatico

La fermentazione malolattica, condotta dai batteri lattici, assume un ruolo diverso:

  • Uve mature: acidità ridotta, vini più morbidi.
  • Decisione strategica: avviare o meno la malolattica per preservare vivacità nei bianchi o rotondità nei rossi.

L’enologo come regista

Il cambio climatico non è solo una sfida tecnica, ma culturale.

  • Compito dell’enologo: interpretare vendemmie mutevoli, gestire lieviti e condizioni di fermentazione.
  • Equilibrio: tra controllo e spontaneità, tra scienza e arte.

In conclusione possiamo dire che le fermentazioni nell’epoca del cambio climatico non sono più line
ari, ma un terreno di adattamento e sperimentazione. La gestione dei lieviti diventa un atto fondativo, capace di incidere sulla personalità del vino e sulla sua capacità di raccontare un territorio che cambia.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

martedì 2 dicembre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: L’impatto del cambiamento climatico sulla viticoltura e sull’enologia

Benvenuti su VinoDegustando, lo spazio dove il vino incontra il tempo e la natura.

Oggi vi accompagno in un viaggio tra vigne e cantine per scoprire come il cambiamento climatico stia trasformando la viticoltura e l’enologia, aprendo nuove sfide ma anche sorprendenti opportunità, in un racconto che unisce tradizione, innovazione e resilienza, con uno sguardo attento al futuro e alla responsabilità verso l’ambiente.

La vite, pianta millenaria che ha accompagnato la storia dell’uomo, oggi si trova al centro di una sfida epocale: il cambiamento climatico. Temperature in aumento, eventi meteorologici estremi e variazioni nei regimi pluviometrici stanno ridisegnando il paesaggio vitivinicolo mondiale. La viticoltura, simbolo di identità e cultura, deve affrontare trasformazioni profonde che incidono sulla qualità del vino e sul lavoro degli enologi.

Quali sono le conseguenze?

Anticipo della vendemmia 

L’aumento delle temperature accelera la maturazione dell’uva, portando a raccolte anticipate di settimane rispetto al passato. Questo fenomeno modifica il calendario agricolo e costringe i produttori a rivedere strategie consolidate.

Composizione dell’uva:

Zuccheri più elevati e acidità ridotta alterano l’equilibrio dei vini. Il risultato sono etichette con grado alcolico superiore e minore freschezza, elementi che incidono sulla percezione sensoriale e sulla tipicità dei vitigni storici.

Nuove aree viticole

Zone un tempo marginali, a latitudini o altitudini più elevate, diventano adatte alla coltivazione della vite. È un’opportunità che amplia la geografia del vino, ma solleva interrogativi sulla conservazione delle caratteristiche tradizionali.

Inoltre la disponibilità idrica è sempre più incerta. Siccità prolungate e piogge concentrate in brevi periodi mettono a rischio resa e qualità. L’irrigazione, storicamente marginale nella viticoltura italiana, assume un ruolo cruciale per garantire la sopravvivenza delle viti e la continuità delle produzioni.

Per contrastare lo stress idrico, i produttori adottano pratiche sostenibili:

·        Inerbimento controllato per trattenere umidità e favorire biodiversità.

·        Vitigni resistenti alla siccità e alle malattie.

·        Tecnologie di precisione come sensori e droni per monitorare lo stato delle piante e intervenire con maggiore tempestività.

Eventi estremi e rischi

Gelate tardive, grandinate improvvise e ondate di calore intense sono in aumento. Questi fenomeni non solo danneggiano i raccolti, ma incidono sulla stabilità economica delle aziende vitivinicole.

La gestione del rischio diventa fondamentale: strumenti assicurativi e piani di resilienza aiutano i produttori a proteggere investimenti e continuità produttiva.

Conseguenze sull’enologia 

Profilo sensoriale Il cambiamento climatico modifica il profilo dei vini: più alcolici, meno acidi, con aromi diversi rispetto al passato. Alcuni vitigni rischiano di perdere tipicità, mentre altri trovano nuove espressioni.

Tecniche di cantina 

Gli enologi sperimentano pratiche innovative per preservare freschezza e complessità:

·        Fermentazioni a temperature più basse.

·        Uso di lieviti selezionati.

·        Affinamenti sulle fecce fini.

Innovazione varietale 

Cresce l’interesse per vitigni resistenti e per incroci genetici capaci di garantire qualità e adattamento. La ricerca diventa alleata indispensabile per affrontare il futuro.

Adattamento e resilienza

Il cambiamento climatico non è solo una minaccia, ma anche una spinta verso l’innovazione.

·        Viticoltura sostenibile: riduzione dei trattamenti chimici, energie rinnovabili, attenzione alla biodiversità.

·        Tecnologia in vigna: droni, mappe NDVI e sensori per ottimizzare gli interventi.

·        Strategie di mercato: valorizzazione della biodiversità e delle produzioni locali come risposta alla globalizzazione.

Quindi possiamo affermare che il vino è specchio del territorio e del tempo. Oggi racconta una storia di resilienza e trasformazione, dove produttori, enologi e ricercatori lavorano insieme per preservare identità e qualità.

Il cambiamento climatico ci ricorda che ogni calice è il frutto non solo della terra, ma anche delle sfide globali che affrontiamo. Ogni sorso diventa un invito a riflettere sul futuro, a sostenere pratiche responsabili e a celebrare la resilienza di chi lavora la vigna con passione e coraggio.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

sabato 29 novembre 2025

Metodo classico Brut “Unikus” 2021 - Tenuta Unterhofer

Ben ritrovati in VinoDegustando!

Il protagonista di questo articolo è uno Spumante Metodo Classico assaggiato durante la bellissima manifestazione FIVI 2025, svoltasi alla Fiera di Bologna dal 15 al 17 novembre: il Brut "Unikus" 2021 prodotto dalla Tenuta Unterhofer di Caldaro in provincia di Bolzano.

Chardonnay in purezza, proveniente da vigneti che raccontano la storia di un territorio attraverso piante di età compresa tra i 10 e i 50 anni. Coltivate con sistemi tradizionali a spalliera e pergola, queste viti custodiscono la sapienza di generazioni e la freschezza della natura.

La vendemmia manuale, effettuata a fine agosto, garantisce la selezione accurata dei grappoli migliori. Una volta raccolte, le uve vengono portate immediatamente in cantina, dove subiscono una pressatura soffice dei grappoli interi: un gesto delicato che preserva aromi e finezza.

La fermentazione si svolge a temperatura controllata in serbatoi di acciaio inox, seguita dalla fermentazione malolattica e da un periodo di affinamento che arricchisce il vino di complessità e armonia.

In primavera si procede al tirage, dando inizio alla fermentazione in bottiglia: un percorso lento e paziente che si prolunga per almeno 38 mesi sui lieviti, regalando al vino struttura, eleganza e una straordinaria persistenza gustativa. 

Alla vista si presenta color giallo paglierino dorato, impreziosito da fini e persistenti bollicine.

Al naso è elegantissimo e balsamico, con delicate note floreali di bouvardia e gelsomino, sfumature agrumate di bergamotto e raffinati sentori minerali di zenzero e pepe bianco.

Al palato risulta freschissimo, sapido e glicerico, in perfetta corrispondenza con le sensazioni olfattive. La persistenza è notevole, con un finale speziato e balsamico che ne esalta la complessità e l’armonia.

Spumante di ottima qualità e di gran bella beva!

Complimeti a Thomas, Helga e Andreas!

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

giovedì 27 novembre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Tonalità e sfumature dei vini rossi

Appassionati del nettare di Bacco, benvenuti su VinoDegustando! 

È un piacere accogliervi in questo spazio dedicato alla cultura del vino.

Il vino rosso è un universo cromatico che racconta storie di vitigno, territorio e tempo. Dal porpora brillante dei vini giovani al mattone caldo dei grandi rossi evoluti, ogni sfumatura è un indizio prezioso per chi sa osservare. Il colore non è solo estetica: è un linguaggio che parla di freschezza, maturità e complessità.

Rosso porpora: la giovinezza vibrante

I vini appena nati si presentano con tonalità intense, quasi violacee. È il segno della ricchezza di antociani, pigmenti naturali delle bucce. In calice evocano energia e frutto croccante, tipici di vini giovani e immediati.

Rosso rubino: equilibrio e classicità

Il rubino è la tonalità più diffusa e amata. Brillante e trasparente, suggerisce armonia tra freschezza e struttura. Vitigni come Sangiovese, Merlot o Cabernet Sauvignon spesso si esprimono in questa gamma cromatica, regalando vini versatili e di grande eleganza.

Rosso granato: la maturità che affascina

Con l’affinamento, il colore vira verso il granato, con possibili riflessi e unghia tendente all'aranciato. È la firma dei vini che hanno vissuto il tempo: tannini evoluti, aromi complessi, note terrose, minerali e speziate.

Rosso mattone: la saggezza del tempo

Nei vini molto invecchiati, il rosso si scalda fino a diventare mattone o aranciato. È il segno di un lungo percorso in bottiglia, dove l’ossidazione naturale ha trasformato il colore e arricchito il bouquet con sfumature di cuoio, tabacco, spezie dolci e minerali tendenti in alcuni casi anche al goudron.

Da cosa dipendono le sfumature?

  • Vitigno: ogni uva ha una diversa concentrazione di pigmenti.
  • Tecnica di vinificazione: macerazione, temperatura e affinamento in legno incidono sull’intensità del colore.
  • Età del vino: con il tempo gli antociani si degradano e il colore vira verso l’aranciato.
  • Territorio e clima: suoli e esposizioni influenzano la maturazione delle bucce e quindi la pigmentazione.

Quindi per concludere, possiamo affermare che il colore dei vini rossi è un viaggio sensoriale che accompagna l’evoluzione del vino dalla giovinezza alla maturità. Osservare un calice significa leggere la sua storia: un racconto fatto di luce, tempo e materia. Ogni sfumatura è un invito a scoprire emozioni diverse, un ponte tra la vista e il gusto.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.



martedì 25 novembre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Tonalità e sfumature dei vini rosati

 Buongiorno, benvenuti a bordo di VinoDegustando!

Siete pronti a approfondire il mondo dei vini rosati?

Quando pensiamo al vino, le immagini che affiorano sono spesso il rosso rubino intenso o il giallo paglierino brillante. Eppure, tra questi due estremi, esiste un universo cromatico di sorprendente bellezzae complessità, quello dei vini rosati.

Lungi dall'essere, come è usuale credere, un "mix" tra bianchi e rossi, il colore di un vino rosato è un'istantanea precisa del suo metodo di produzione, del vitigno utilizzato e persino del clima in cui è cresciuto. È un linguaggio visivo che racconta una storia prima ancora di portare il calice al naso.

La gamma cromatica dei rosati è vastissima e non esistono due vini rosati identici. Possiamo però categorizzare le loro tonalità principali, ognuna con le sue caratteristiche:

1. Rosa Pallido (Petalo di Rosa, Salmone, Cipria)

Questa è la tonalità più in voga, simbolo dei celebri rosati della Provenza. Colori tenui, quasi trasparenti, che vanno dal rosa tenue con riflessi argentati o pescati, fino al salmone delicato.

  • Cosa Aspettarsi: Vini estremamente eleganti, freschi, con note delicate agrumate (pompelmo rosa), di piccoli frutti rossi (ribes) e a volte cenni floreali. Sono leggeri, beverini e perfetti come aperitivo.
  • La Tecnica: Si ottengono solitamente con una pressatura diretta delle uve rosse (come per i bianchi) o una brevissima macerazione di appena qualche ora.

2. Rosa Brillante (Fucsia, Lampone, Ciliegia)

Tonalità più vivaci e intense, che ricordano la vivacità del lampone o della ciliegia appena colta. Spesso presentano riflessi violacei in gioventù.

  • Cosa Aspettarsi: Vini con una maggiore struttura e intensità aromatica. Oltre ai frutti rossi più maturi (fragola, ciliegia), possono emergere note speziate o erbacee. Hanno spesso un corpo più consistente e una maggiore persistenza.
  • La Tecnica: Frutto di una macerazione più prolungata, che può durare dalle 12 alle 24 ore, permettendo una maggiore estrazione di colore e tannini dalle bucce.

3. Rosa Intenso (Cerasa, Rubino Chiaro)

Questi sono i rosati "di carattere", che si avvicinano quasi a un rosso leggero. Il colore è profondo, spesso con riflessi granati o aranciati se leggermente evoluti.

  • Cosa Aspettarsi: Vini più robusti, spesso con una maggiore complessità. Sentori di frutta rossa matura, a volte confettura, note vinose e una struttura che permette abbinamenti con piatti più strutturati, come carni bianche elaborate, salumi o formaggi.
  • La Tecnica: Sono spesso prodotti con il metodo del "salasso" (una parte del mosto viene prelevata da una vasca di vino rosso in fermentazione) o con lunghe macerazioni.

La tonalità può dipendere da diversi fattori:

  • Vitigno: la concentrazione di antociani varia da uva a uva.
  • Tecnica di vinificazione: durata della macerazione, pressatura e temperatura influenzano l’intensità del colore.
  • Territorio e clima: suoli e esposizioni incidono sulla maturazione delle bucce e quindi sulla pigmentazione.
  • Affinamento: un rosato giovane avrà colori più brillanti, mentre con il tempo può virare verso sfumature aranciate.

Il colore è la prima impressione, il biglietto da visita del vino. Ci suggerisce lo stile, la freschezza e l'intensità aromatica. Tuttavia, è fondamentale ricordare che la tonalità non è direttamente proporzionale alla qualità del vino. La prossima volta che ti trovi davanti a una bottiglia di rosato, prenditi un momento per osservare la sua sfumatura. Ti sta già raccontando la sua storia, prima ancora di assaggiarlo.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

sabato 22 novembre 2025

Garda Riesling Renano D.O.C. "Gep" 2021 - Azienda Agricola Zatti

Buongiorno fedeli lettori di VinoDegustando!

Durante la mia recente visita al Mercato FIVI, ospitato alla Fiera di Bologna dal 15 al 17 novembre, ho avuto il piacere di degustare un vino che merita di essere raccontato. Si tratta del Garda Riesling Renano D.O.C. “Gep” 2021, prodotto dall’Azienda Agricola Zatti, situata a Cavalgese della Riviera, in provincia di Brescia. L'Azienda produce in regime di Agricoltura Biologica.

Il nome “GEP” non è casuale: richiama infatti il tipo di terreno su cui crescono le viti, chiamato così nel dialetto locale. Un dettaglio che racchiude l’anima del territorio e che conferisce al vino un’identità autentica, legata indissolubilmente alla sua origine.

Questo vino racconta la sua storia già dal vigneto, dove il terreno calcareo e sabbioso, arricchito da sassi che favoriscono il drenaggio, dona freschezza e mineralità alle uve. Qui la pratica dell’inerbimento tra i filari e la lavorazione meccanica sotto fila testimoniano un approccio rispettoso e sostenibile, capace di preservare l’equilibrio naturale e la biodiversità. Con una densità d’impianto di 4.000 ceppi per ettaro e il sistema di allevamento a guyot, la vite trova la sua forma ideale, producendo grappoli che racchiudono tutta le potenzialità di questo vitigno.

La vendemmia è un rito di cura e attenzione, in cui le uve vengono raccolte rigorosamente a mano e deposte in cassette arieggiate, così da preservarne l’integrità e garantire che ogni chicco arrivi in cantina nella sua forma migliore. È qui che la precisione tecnica incontra la delicatezza: la pressatura soffice con pressa pneumatica estrae solo il meglio dagli acini, mentre la fermentazione di tre settimane a temperatura controllata, tra i 16 e i 18 °C, esalta gli aromi varietali e mantiene intatta la freschezza. L’affinamento di sei mesi sulle fecce fini arricchisce il vino di complessità e morbidezza, regalando una struttura elegante e armoniosa.

Ma ora diamo la parola a lui:

alla vista si presenta di colore giallo paglierino dorato, limpido e brillante.

Al naso offre un profilo abbastanza intenso e minerale, con sentori agrumati di cedro, note floreali di biancospino, sfumature balsamiche mentolate e richiami officinali di timo. Emergono inoltre delicate sensazioni minerali gessose e cenni idrocarburici, tipici delle prime fasi evolutive.

Al palato è sapido, freschissimo e glicerico, perfettamente allineato con le percezioni olfattive. Si distingue per l’ottimo equilibrio e la lunga persistenza, caratterizzato da un finale vivace e rinfrescante, dominato dalle note agrumate e dalla sua balsamicità e mineralità.

Complimenti Andrea e Giovanni, ottimo vino!

Perfetto in abbinamento ad antipasti e piatti di pesce, anche saporiti ed elaborati; dopo qualche anno d'invecchiamento si accompagna con armonia a formaggi di lunga stagionatura.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.