giovedì 18 settembre 2025

FIVI Bologna 2025 - 14ª Edizione del Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti

Speciale VinoDegustando – FIVI Bologna 2025: il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti torna dal 15 al 17 novembre

Oggi mettiamo da parte, solo per un attimo, la nostra consueta Rubrica “Approfondimenti Tecnici” per dare spazio a un appuntamento che ogni appassionato di vino attende ogni anno con entusiasmo e trepidazione: FIVI Bologna 2025, il Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti, che si prepara a conquistare BolognaFiere dal 15 al 17 novembre, confermandosi uno degli eventi enologici più attesi in Italia. Un appuntamento imperdibile per gli amanti del vino artigianale, della sostenibilità e della territorialità

La 14ª edizione del Mercato FIVI si svolgerà nei padiglioni di BolognaFiere, con spazi dedicati anche al food e ai servizi correlati. Grazie alla posizione centrale di Bologna e alla convenzione con Trenitalia, sarà facile raggiungere l’evento con sconti dedicati su Frecciarossa.

Chi partecipa: oltre 1.000 vignaioli indipendenti

Saranno presenti circa 1.000 vignaioli provenienti da tutte le regioni italiane, insieme a delegazioni europee della CEVI (Confédération Européenne des Vignerons Indépendants) e ai soci della FIOI (Federazione Italiana Olivicoltori Indipendenti). Un’occasione unica per incontrare chi coltiva, vinifica e imbottiglia personalmente, mettendo il proprio nome sull’etichetta3.

Cosa fare: degustazioni, acquisti e storytelling

Durante i tre giorni sarà possibile:

  • Degustare vini artigianali direttamente dai produttori
  • Acquistare bottiglie rare e di qualità
  • Partecipare a incontri e talk sul vino indipendente
  • Scoprire storie di territorio, passione e resilienza
Se volete maggiori informazioni, eccovi il link del Sito con il Programma dell'Edizione 2025:
https://mercatodeivini.it/programma/

Buon FIVI e come dico sempre buone degustazioni a tutti!!!

D.B.

martedì 16 settembre 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: pregi, limiti e applicazioni dei contenitori in terracotta nella vinificazione

Buon pomeriggio, cari appassionati Enonauti!

Inauguriamo insieme questa nuova settimana con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando andando alla ri-scoperta di un materiale antico che sta riconquistando. spazio nelle cantine più visionarie: la terracottaInfatti è proprio uno dei materiali più antichi usati per la vinificazione, con radici che risalgono alla Georgia, alla Grecia e all’Impruneta in Toscana. Oggi, le anfore e gli orci tornano protagonisti nelle cantine artigianali e biodinamiche, grazie alla loro capacità di esaltare il frutto e rispettare l’identità varietale.

Vantaggi della vinificazione in terracotta

  • Micro-ossigenazione controllata La porosità della terracotta consente uno scambio delicato con l’ossigeno, simile a quello del legno ma senza cessione di tannini o aromi. Questo favorisce l’evoluzione del vino, mantenendo freschezza e complessità.
  • Neutralità aromatica A differenza delle botti di rovere, la terracotta non altera il profilo aromatico del vino. È ideale per varietà aromatiche
    , che rischiano di essere sovrastate dal legno.
  • Isolamento termico naturale Se interrata o ben progettata, la terracotta offre un buon isolamento termico, paragonabile al cemento, e superiore all’acciaio inox.
  • Mineralità e vivacità I vini affinati in terracotta spesso mostrano una maggiore espressione minerale e una bocca più agile e succosa, con profumi ravvivati rispetto a quelli affinati in cemento.
  • Sostenibilità e storytelling La terracotta è un materiale naturale, riciclabile e affascinante dal punto di vista narrativo. Comunica autenticità, tradizione e artigianalità, elementi sempre più apprezzati dal consumatore consapevole.

Limiti e criticità della terracotta

  • Fragilità e gestione delicata Le anfore sono soggette a rotture e richiedono attenzione nella movimentazione e nella pulizia. Un urto può compromettere l’intero contenitore.
  • Costo elevato La produzione artigianale e la limitata standardizzazione rendono le anfore più costose rispetto ad acciaio o cemento. Il costo per litro è significativamente più alto.
  • Igiene e manutenzione La porosità può favorire la proliferazione microbica se non trattata correttamente. Alcuni produttori usano cera d’api per rivestire l’interno, riducendo il rischio ma anche la micro-ossigenazione.
  • Controllo termico limitato A differenza dell’acciaio inox, la terracotta non consente un controllo preciso della temperatura. Questo può essere un limite in fermentazioni delicate o in climi caldi.
  • Disponibilità e personalizzazione Le anfore sono spesso prodotte su misura, con tempi di consegna lunghi e variabilità nella forma e nella porosità. Questo può influire sulla replicabilità del processo.

Quando scegliere la terracotta?

La terracotta è ideale per:

  • Vini naturali, biodinamici o artigianali
  • Vitigni aromatici e tannici
  • Produttori che cercano un equilibrio tra evoluzione e purezza varietale

Non è consigliata per:

  • Produzioni industriali o ad alto volume
  • Vinificazioni che richiedono controllo termico rigoroso
  • Cantine con spazi limitati o logistica complessa
In conclusione, le anfore in terracotta rappresentano un ponte tra passato e futuro: un contenitore che non solo custodisce il vino, ma ne esalta l’anima con autenticità, eleganza e rispetto per la natura.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

domenica 14 settembre 2025

Colli Tortonesi D.O.C. Timorasso "Pitasso" 2021 - Claudio Mariotto

Buona domenica, a tutti gli appassionati di vino! 

Questa settimana su VinoDegustando vi porto alla scoperta di un'altra vera chicca enologica piemontese: il Colli Tortonesi D.O.C. "Pitasso" 2021, firmato dal talentuoso vignaiolo Claudio Mariotto.

Nasce nel cuore delle colline tortonesi, e precisamente in quel di Vho, da uve Timorasso in purezza, coltivate su suoli calcareo-argillosi, i cui vigneti sono gestiti con rispetto assoluto per la natura: nessun concime chimico, nessun diserbante, nessun prodotto sistemico. Solo il lavoro paziente e consapevole di chi crede in una viticoltura sostenibile e rigenerativa.

La vendemmia, rigorosamente manuale, avviene a fine settembre, quando le uve raggiungono il perfetto equilibrio tra freschezza e maturità. La vinificazione è delicata: una pressatura soffice e lenta preserva l’integrità del frutto, mentre la fermentazione spontanea, condotta a temperatura controllata, lascia che siano i lieviti indigeni a raccontare il territorio.

Il vino affina per un anno sulle fecce nobili in vasche d’acciaio, con leggeri bâtonnage che ne arricchiscono la struttura e la complessità. Segue un ulteriore riposo di almeno 12 mesi in bottiglia, dove il Timorasso si evolve, si distende, si prepara a raccontare la sua storia nel calice.

Alla vista, si presenta con un affascinante giallo paglierino dorato, luminoso e cristallino, che ne anticipa la struttura e complessità.

All’olfatto, l’intensità aromatica è sorprendente: un profilo elegante e minerale, con sfumature balsamiche ed eteree. Il bouquet è ampio e raffinato, con note floreali di bouvardia, sambuco, ginestra e gelsomino, accompagnate da sentori agrumati di cedro maturo, spezie come zenzero e erbe aromatiche quali timo.

Al palato, il vino si distingue per una freschezza vibrante, una sapidità decisa e una struttura glicerica e materica. È avvolgente, armonico e coerente con quanto percepito al naso. La persistenza gustativa è lunga e raffinata, con un finale che richiama le note balsamiche e minerali, segno distintivo di un vino da invecchiamento.

Sebbene già eccellente oggi, comincerà ad esprimere il meglio di sé almeno tra 7-8 anni, rivelando appieno il suo potenziale olfattivo-gustativo.

Complimenti al maestro vignaiolo Claudio Mariotto, che riesce a valorizzare al meglio le caratteristiche di questo eccezionale vitigno autoctono e del terroir delle Colline Tortonesi, ottenendo vini autentici e di grande personalità.

Grazie alla sua struttura e intensità, questo vino si presta anche a abbinamenti audaci come uno stinco di maiale al forno, e altri piatti ricchi e saporiti.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


venerdì 12 settembre 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Materiali in cantina: acciaio, cemento, legno........ differenze

Buongiorno a tutti i wine lovers!

Per il secondo appuntamento della settimana con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando, ci concentriamo su un tema fondamentale per ogni appassionato di enologia: Materiali in cantina - acciaio, cemento, legno - differenze e impatto sul vino.

Nel mondo dell’enologia, la scelta dei materiali utilizzati in cantina per la fermentazione e l’affinamento del vino non è mai casuale. Acciaio, cemento e legno rappresentano tre soluzioni molto diverse, ciascuna con caratteristiche specifiche che influenzano il comportamento del vino, in particolare per quanto riguarda l’ossigenazione.

Acciaio inox: neutralità e controllo

L’acciaio inox è il materiale più diffuso nelle cantine moderne, apprezzato per la sua inattività chimica e la facilità di pulizia. Le vasche in acciaio non cedono aromi né interagiscono con il vino, garantendo un ambiente completamente neutro. Questo è ideale per:

  • Vini bianchi e spumanti, dove si vuole preservare freschezza e aromi primari
  • Fermentazioni controllate grazie alla ottima conducibilità termica
  • Minimizzazione dell’ossigenazione: l’acciaio è impermeabile all’aria, quindi non consente scambi gassosi con l’esterno

In sintesi, l’acciaio è perfetto quando si desidera limitare al massimo la micro-ossigenazione.

Cemento: equilibrio e traspirazione moderata

Le vasche in cemento, spesso rivestite internamente con resine, offrono un compromesso interessante. Pur non essendo porose come il legno, il cemento consente una lieve traspirazione che favorisce una micro-ossigenazione controllata. Questo può contribuire a:

  • Ammorbidire i tannini nei vini rossi giovani
  • Stabilizzare il colore
  • Favorire una maturazione più armonica

Inoltre, il cemento ha una inerzia termica elevata, che aiuta a mantenere costante la temperatura durante l’affinamento. È meno invasivo del legno ma più “vivo” dell’acciaio.

Legno: tradizione e interazione aromatica

Il legno, soprattutto il rovere, è il materiale per eccellenza nell’affinamento dei grandi vini rossi. Le botti in legno sono porose, permettendo un costante scambio di ossigeno con l’ambiente esterno. Questo processo di micro-ossigenazione naturale è fondamentale per:

  • Sviluppare complessità aromatica
  • Ammorbidire la struttura tannica
  • Favorire l’evoluzione del vino nel tempo1

Oltre all’ossigenazione, il legno cede composti aromatici (come vanillina, tannini ellagici, e lactoni) che arricchiscono il profilo sensoriale del vino. Tuttavia, la scelta del tipo di legno, della tostatura e del formato della botte influisce profondamente sul risultato finale.

Conclusione: l’ossigeno come alleato (o nemico)

L’ossigenazione è un processo delicato: troppo ossigeno può ossidare il vino, troppo poco può impedirne l’evoluzione. La scelta del materiale in cantina è quindi una decisione strategica, che dipende dallo stile di vino desiderato, dalla varietà utilizzata e dalla filosofia del produttore.

Acciaio per la precisione, cemento per l’equilibrio, legno per la profondità: ogni materiale racconta una storia diversa, e ogni vino ne è il risultato.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

giovedì 11 settembre 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Differenze aromatiche e non solo, tra affinamento in barrique vs botti grandi

Buon pomeriggio, amici del buon vino! 

Per il primo appuntamento della settimana con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando, vi propongo un tema che accende gli animi di ogni appassionato: Barrique o Botte grande? Due mondi, due filosofie, due modi di raccontare il vino.

Quando si parla di affinamento del vino in legno, la scelta tra barrique e botte grande non è solo una questione tecnica, ma un vero e proprio atto creativo che incide profondamente sul profilo aromatico e gustativo del vino. Scopriamo insieme le principali differenze tra barrique e botte grande, e come queste influenzano il carattere del vino.

Cos’è la barrique?

La barrique è una piccola botte in legno, solitamente di rovere francese, con una capacità di circa 225 litri. Grazie alla sua dimensione ridotta, il rapporto tra superficie del legno e volume del vino è molto alto, favorendo:

  • Scambi ossidativi più intensi
  • Cessione aromatica marcata: vaniglia, spezie dolci, tostatura, cacao, caffè
  • Evoluzione rapida del vino, con maggiore complessità olfattiva

L’affinamento in barrique è ideale per vini rossi strutturati e alcuni bianchi di grande corpo, che beneficiano di un arricchimento aromatico e di una maggiore morbidezza al palato2.

Cosa sono le botti grandi?

Le botti grandi, spesso con capacità superiori ai 1000 litri, sono utilizzate per un affinamento più lento e delicato. Il contatto tra vino e legno è meno diretto, e ciò comporta:

  • Minore impatto aromatico del legno
  • Preservazione del frutto e delle caratteristiche varietali
  • Ossigenazione più graduale, che favorisce eleganza e longevità

Questo tipo di affinamento è perfetto per vini che puntano su finezza, equilibrio e autenticità territoriale, come molti rossi italiani tradizionali3.

Caratteristica

Barrique

Botte Grande

Capacità

225 litri

>1000 litri

Impatto del legno

Elevato

Moderato

Aromi ceduti

Vaniglia, spezie, tostatura

Note più neutre, fruttate

Evoluzione del vino

Rapida

Lenta e graduale

Tipologia di vino ideale

Vini strutturati, internazionali

Vini eleganti, tradizionali


Buone degustazioni a tutti!

D.B.
     







 

lunedì 8 settembre 2025

Moscato d'Asti D.O.C.G "San Grod" 2015 - Azienda Mario Torelli

 Buon pomeriggio amici del vino buono!

Questa settimana su VinoDegustando, ho il piacere di presentarvi una vera chicca enologica: il Moscato d'Asti D.O.C.G "San Grod" 2015 della Cantina Mario Torelli.

Questa è una Cantina vitivinicola che nel 1987 ha deciso di mettere in pratica le regole dell’Agricoltura Biologica e dal 1993 con la certificazione ufficiale. Dunque questa azienda fu la prima, nel gennaio 1993, ad ottenere la certificazione T000001 proprio per il Moscato d’Asti vendemmia1992.

Normalmente siamo abituati a considerare il Moscato d’Asti come un vino dolce da dessert da consumare giovane, entro l’anno successivo alla vendemmia; qui ci troviamo invece davanti a un vino che di vendemmie ne ha alle spalle ben 10.

Alla vista si presenta con un giallo oro brillante, luminoso e vivo. Un colore che già anticipa la sua evoluzione aromatica e la sua struttura complessa.

Al naso è un’esplosione di profumi intensi e stratificati. Si apre con note di frutta tropicale come mango e papaya, seguite da zenzero candito, buccia d’arancia e di limone candite. Emergono poi sentori floreali di petali di calendula appassiti, camomilla e a seguire miele di tiglio, castagna secca e carruba con una chiusura che vira verso la mineralità e una balsamicità crescente col passare del tempo nel bicchiere. Questa complessità olfattiva è tipica dei vini aromatici longevi, e dimostra come il Moscato d’Asti possa sorprendere anche dopo un decennio.

In bocca è un trionfo per le papille gustative. Freschissimo, sapido, verticale, ma anche glicerico e rotondo. La corrispondenza naso-bocca è perfetta, con l'aggiunta dell'albicocca disidratata; persistenza aromatica lunga che si distende sulle note floreali della camomilla e della calendula, e ritorni di zenzero e agrumi canditi.

Un vino che non solo racconta il territorio, ma anche il tempo.

Non più solo vino da dessert, questo Moscato d’Asti si è trasformato in un vino da meditazione, ideale da gustare lentamente, magari accompagnato da un pezzo di cioccolato fondente. Un abbinamento che esalta la sua dolcezza equilibrata, la freschezza e la complessità aromatica.

Chapeau Gianfranco… questo è un piccolo capolavoro! Un esempio perfetto di vino aromatico da invecchiamento, che sfida le convenzioni e regala emozioni autentiche.

Buone degustazioni a tutti!

D. B.

venerdì 5 settembre 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: La vinificazione in rosso

Buonasera e benvenuti al secondo appuntamento settimanale con gli Approfondimenti Tecnici di Vinodegustando!

Oggi parliamo di vinificazione in rosso, una tecnica fondamentale per la produzione di vino rosso nelle zone più vocate d’Italia per la produzione di questa tipologia di vini: Langhe, Monferrato, Valtellina, Valpolicella e Montalcino, ma non solo
. Attraverso la fermentazione alcolica del mosto a contatto con bucce e vinaccioli, si ottengono vini ricchi di tannini, colore e aromi complessi.

Scopriamo insieme le fasi principali della vinificazione in rosso e le sue caratteristiche enologiche, essenziali per comprendere la qualità e la struttura dei grandi vini rossi italiani.

La vinificazione in rosso è il processo enologico che consente di ottenere vino rosso a partire da uve a bacca rossa, attraverso una serie di fasi tecniche che coinvolgono la fermentazione alcolica del mosto a contatto con le bucce, i vinaccioli e talvolta i raspi. Questo metodo è fondamentale per estrarre colore, tannini e aromi che caratterizzano i migliori vini rossi italiani e internazionali.

Le fasi della vinificazione in rosso

1. Vendemmia

La raccolta dell’uva può essere manuale o meccanica, e avviene quando i grappoli raggiungono il giusto grado di maturazione zuccherina. La vendemmia è cruciale per preservare gli aromi primari e la qualità del mosto.

2. Diraspatura e pigiatura

Con la diraspatura si separano gli acini dai raspi, mentre la pigiatura rompe delicatamente gli acini per liberare il mosto. Questa fase può essere eseguita con macchinari come la pigiadiraspatrice.

3. Fermentazione alcolica e macerazione

Il mosto viene trasferito in tini di fermentazione (acciaio inox, cemento o legno) dove i lieviti trasformano gli zuccheri in alcol etilico e anidride carbonica. Durante la macerazione, le bucce cedono pigmenti antociani, tannini e composti aromatici al vino. La temperatura ideale è tra i 25°C e i 30°C.

4. Svinatura e pressatura

Terminata la fermentazione, si separa il vino fiore dalle vinacce. Le vinacce vengono poi pressate per estrarre il vino di pressa, che può essere assemblato o scartato a seconda della qualità.

5. Fermentazione malolattica

Processo biologico in cui l’acido malico viene trasformato in acido lattico, rendendo il vino più morbido e stabile. È fondamentale per i vini rossi strutturati.

6. Chiarifica e filtrazione

Si eliminano le impurezze e le sostanze colloidali con agenti chiarificanti come bentonite o albumina. La filtrazione garantisce limpidezza e stabilità microbiologica.

7. Affinamento

Il vino viene lasciato maturare in botti di rovere, barrique o vasche in acciaio, per sviluppare aromi terziari e complessità. L’affinamento può durare da pochi mesi a diversi anni.

8. Imbottigliamento

Ultima fase del processo: il vino viene imbottigliato, eventualmente sottoposto a stabilizzazione tartarica, e preparato per la commercializzazione.

Caratteristiche del vino rosso ottenuto

  • Colore: da rosso rubino a granato, fino a porpora
  • Profumo: fruttato, speziato, floreale, con note di legno e vaniglia se affinato in barrique
  • Gusto: tannico, strutturato, persistente
  • Abbinamenti: carni rosse, formaggi stagionati, piatti della cucina mediterranea, a seconda della tipologia del vino prodotto.
Buone degustazioni a tutti!

D.B.

giovedì 4 settembre 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: La vinificazione in bianco

Benvenuti su VinoDegustando!

Per il primo appuntamento di questa settimana con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando, parliamo di vinificazione in bianco, tecnica enologica fondamentale per la produzione di vini bianchi freschi, aromatici e limpidi, ottenuti dalla fermentazione del solo succo d’uva, senza contatto prolungato con bucce, vinaccioli e raspi. Questo metodo può essere applicato sia a uve bianche che a uve rosse vinificate in bianco, come nel caso del Pinot Nero Blanc de Noirs, sia per vini fermi che spumantizzati.

Fasi della vinificazione in bianco

1. Vendemmia e selezione delle uve

La raccolta delle uve avviene di solito in modo manuale, per preservare l’integrità degli acini e garantire la freschezza del frutto. La scelta del momento giusto della vendemmia, consente di mantenere una buona acidità e di esaltarne gli aromi primari.

2. Diraspatura e pigiatura soffice

Le uve vengono solitamente diraspate prima di essere pigiate delicatamente per ottenere il mosto fiore, evitando l’estrazione di tannini e pigmenti. La pigiatura soffice è essenziale per non compromettere la qualità aromatica del vino.

3. Pressatura delicata

Si utilizza spesso una pressa a membrana, che consente di estrarre un succo limpido e di alta qualità, privo di bucce e vinaccioli. Questa fase è cruciale per ottenere un vino bianco limpido e privo di note meno piacevoli.

4. Sgrondatura e chiarifica

Il mosto viene separato dalle parti solide residue tramite sgrondatura. Successivamente, si procede con la chiarifica e la decantazione, talvolta con l’uso di enzimi enologici o altre pratiche enologiche, per ottenere un liquido limpido pronto alla fermentazione.

5. Fermentazione alcolica

La fermentazione del mosto avviene a temperatura controllata (solitamente tra 17 e 22 °C) in vasche di acciaio inox, per preservare gli aromi floreali e fruttati. Si utilizzano spesso lieviti selezionati per garantire una fermentazione regolare e pulita, ma i produttori produttori più attenti alla naturalità dei loro vini, utilizzano i lieviti autoctoni presenti sulle bucce dell'uva.

6. Macerazione pellicolare (opzionale)

In alcuni casi, si effettua una breve macerazione pellicolare per estrarre composti aromatici varietali, senza conferire sapori aggressivi o tannini.

7. Fermentazione malolattica (opzionale) e affinamento

La fermentazione malolattica, pratica non spesso attuata per produrre i vini bianchi, può essere attivata per ammorbidire il gusto e aumentare la corposità del vino bianco. L’affinamento avviene in acciaio, cemento, o in legno, a seconda dello stile desiderato.

8. Travaso, filtrazione e imbottigliamento

Il vino viene spesso travasato per separarlo dalle fecce grossolane, poi filtrato e infine imbottigliato, pronto per la commercializzazione.

Tecniche moderne e controllo qualità

  • Controllo dell’ossidazione: uso di solfiti nel vino per evitare la maderizzazione.
  • Filtrazione tangenziale: per ottenere un vino stabile e microbiologicamente sicuro.
  • Monitoraggio enologico: analisi chimiche e sensoriali per garantire la qualità.
Buone degustazioni a tutti!

D.B.

sabato 30 agosto 2025

Colli Tortonesi D.O.C. Timorasso " Bricco San Michele " 2022 - Claudio Mariotto

Benvenuti, cultori del vino! Qui celebriamo ogni calice, ogni terroir, ogni emozione in bottiglia.

Siamo qui per l'appuntamento settimanale del "vino della settimana" di Vinodegustando, con un vino della Cantina condotta dal simpatico amico e bravissimo Vignaiolo Claudio Mariotto: il Colli Tortonesi D.O.C. Timorasso "San Michele " 2022.

Il Derthona Timorasso D.O.C. “Bricco San Michele” è ottenuto da uve Timorasso 100%, vitigno autoctono dei Colli Tortonesi, oggi simbolo di eleganza, mineralità e longevità. Questo vino rappresenta l’autenticità del territorio e la filosofia produttiva sostenibile, ideale per chi cerca un vino naturale italiano di alta qualità.

I vigneti sono coltivati con metodo naturale, senza concimi chimici, senza diserbanti e senza prodotti sistemici, nel pieno rispetto dell’ambiente.

Il terreno è calcareo-argilloso, perfetto per esaltare la struttura e la complessità aromatica del Timorasso. La potatura Guyot garantisce equilibrio vegetativo e qualità costante delle uve.

La vendemmia avviene a fine settembre, quando le uve raggiungono la piena maturazione. La pressatura è soffice e lenta, per preservare l’integrità del frutto. La fermentazione spontanea avviene in vasche d’acciaio a temperatura controllata, senza l’aggiunta di lieviti selezionati, per mantenere intatta l’espressione varietale.

Il vino affina un anno sulle fecce nobili in acciaio, con leggeri battonage che ne arricchiscono la struttura e la complessità. Segue un affinamento in bottiglia di almeno 12 mesi, che conferisce eleganza, profondità e capacità evolutiva. Il risultato è un vino bianco da invecchiamento, capace di sorprendere anche dopo diversi anni.

Ma eccolo finalmente nel calice!

Alla vista si presenta con un giallo paglierino dorato, luminoso e intenso, impreziosito da riflessi verdini che ne sottolineano la giovinezza e la vitalità.

Al naso, premesso che ci troviamo di fronte a un vero e proprio “infanticidio enologico” per la sua potenziale evoluzione futura, si apre un ventaglio aromatico ampio e sorprendente. Le prime sensazioni sono floreali, con richiami eleganti di bovardia e ginestra, seguite da note agrumate di lime e bergamotto. Il profilo fruttato si esprime con pesca tabacchiera bianca, frutto della passione e litchi, mentre la componente speziata rivela sfumature di zenzero e pepe bianco. A completare il quadro, una mineralità profonda con accenti iodati e solfurei, accompagnata da una balsamicità intensa e persistente.

Al palato, il vino conferma pienamente quanto percepito all’olfatto. È freschissimo, sapido e verticale, con una struttura materica e una tessitura equilibrata e armonica. La persistenza è straordinaria e il finale si distingue per una freschezza balsamica avvolgente, arricchita da note agrumate e floreali di grande finezza.

"Tanta roba" Claudio, veramente i miei più sentiti complimenti!!!

Ci troviamo di fronte a un vino dalla grande personalità, che inizierà a rivelare il suo vero carattere evolutivo tra almeno sei o sette anni. Già oggi, tuttavia, mostra in modo evidente tutto il suo potenziale, lasciando intuire la profondità e la complessità che saprà raggiungere nel tempo. 

Va detto però, con altrettanta chiarezza, che è delizioso da bere anche subito: fresco, vibrante e capace di regalare emozioni autentiche già in questa fase della sua giovinezza. Un vino che sa essere immediato e profondo, a seconda di come lo si vuole vivere.

Da abbinare a salumi, formaggi, primi e secondi a base di pesce ma, se volete apprezzarlo al meglio, come piace a me quando sono di fronte a vini di questo calibro, bevetelo "in meditazione" prima di sedervi a tavola.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


venerdì 29 agosto 2025

Per la Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: I formati delle bottiglie di vino

Un brindisi a noi amanti del fantastico "Nettare di Bacco"!

Nel mondo del vino, ogni dettaglio racconta una storia, e il formato della bottiglia non fa eccezione. Oltre a influenzare la conservazione e l’evoluzione del vino, le dimensioni delle bottiglie rappresentano un elemento distintivo che appassiona collezionisti, sommelier e semplici amanti del buon bere. In questo articolo esploreremo i principali formati di bottiglie di vino, dai più comuni ai più rari, con un occhio di riguardo alla terminologia tecnica e ai vantaggi di ciascuna tipologia.

Perché il formato della bottiglia è importante?

Il formato influisce su:

  • Ossigenazione: bottiglie più grandi hanno un rapporto vino/ossigeno più favorevole.
  • Invecchiamento: i formati superiori permettono una maturazione più lenta e armoniosa.
  • Conservazione: bottiglie grandi mantengono meglio la temperatura.
  • Impatto visivo e marketing: formati speciali attraggono l’attenzione e valorizzano il prodotto.

I principali formati di bottiglie di vino

Nome del formato

Capacità (litri)

Equivalente in bottiglie standard

Tipologia di vino


Split o Piccolo

        0,187 l  

  =  ¼ bottiglia

Spumanti, dolci


Mezza bottiglia

        0,375 l 

  =  ½ bottiglia

Vini dolci, rossi e bianchi


Standard

          0,75 l

  =  1 bottiglia

Tutti i tipi


Magnum

            1,5 l

  =  2 bottiglie

Rossi, spumanti


Jeroboam

               3 l

  =  4 bottiglie

Spumanti, rossi


Rehoboam

            4,5 l

  =  6 bottiglie

Champagne


Mathusalem

               6 l

  =  8 bottiglie

Champagne, rossi


Salmanazar

               9 l

  =  12 bottiglie

Champagne, rossi


Balthazar

             12 l

  =  16 bottiglie

Champagne


Nebuchadnezar

             15 l

  =  20 bottiglie

Champagne

 

Curiosità e consigli

  • Le bottiglie Magnum sono molto apprezzate per l’invecchiamento dei vini rossi importanti, come Barolo, Brunello di Montalcino e Amarone.
  • I formati superiori a Jeroboam sono spesso utilizzati per Champagne e spumanti, soprattutto in occasioni celebrative.
  • Le bottiglie di grandi dimensioni sono ideali per regali di prestigio, eventi aziendali e collezioni private.
  • Alcuni formati prendono il nome da re biblici, a sottolineare la loro maestosità.

Conclusione

Conoscere i formati delle bottiglie di vino non è solo una questione tecnica, ma un modo per apprezzare ancora di più la cultura enologica. Che tu stia cercando una bottiglia da condividere in due o un formato scenografico per una festa, ogni scelta racconta qualcosa di te e del vino che stai bevendo.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.