sabato 1 novembre 2025

Cari amici wine lovers, è con grande piacere che vi presento la degustazione di questa settimana su VinoDegustando, dove il protagonista assoluto sarà uno Chardonnay d’eccezione: il Piemonte D.O.C. Chardonnay "Solum" 2019 prodotto dall’Azienda Isolabella della Croce

Chardonnay in purezza, frutto di uve coltivate in vigneti di alta collina, caratterizzati da forti pendenze e un’esposizione Est-Sud-Ovest. La densità d’impianto è di 5.000 ceppi per ettaro. La vendemmia è rigorosamente manuale, seguita da una pigiatura delicata.

La fermentazione si articola in due fasi: la prima avviene in acciaio a temperatura controllata, per preservare le note più fresche e floreali, insieme alla tipica balsamicità del vitigno. Successivamente, il vino passa in barrique lavate a vapore per 10 mesi, dove completa la fermentazione alcolica. Durante questo periodo, si effettuano ripetuti bâtonnage per sei mesi. L’affinamento prosegue in bottiglia per almeno 12 mesi, conferendo ulteriore complessità e armonia.

Il 2019 è stato un anno caldo, ma ha regalato un’annata sorprendentemente eccellente, forse anche grazie alle riserve idriche accumulate in profondità grazie alle abbondanti piogge dell’anno precedente.

Ma ora la parola a lui!

Alla vista e di un bellissimo color oro intenso con riflessi aranciati, limpido e brillante. Lo sguardo ne rimane subito catturato.

All’olfatto è elegantissimo ed intenso. Si distinguono note floreali di calendula, sentori agrumati di buccia d’arancia candita e sfumature officinali di salvia ed erba cipollina. Il tutto è avvolto da una marcata balsamicità e da una sottile ed iniziale nota idrocarburica.

In bocca è freschissimo, sapido e glicerico. La spalla acida lo rende teso, verticale e armonico. La corrispondenza con il naso è perfetta, con una prevalenza di note agrumate e floreali che accompagnano un lungo e piacevolissimo finale, dove ritorna anche la componente idrocarburica.

Un vino che incarna perfettamente l’eleganza e la grandezza di un Chardonnay d’autore.

Chapeau Andrea! Continua così.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

giovedì 30 ottobre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Viticoltura eroica - sfide e la qualità dei vigneti estremi

Bentrovati su VinoDegustando!

Un nuovo appuntamento della nostra rubrica “Approfondimenti Tecnici” ci porta oggi tra i pendii più impervi, le terrazze scolpite nella roccia e le altitudini dove la vite sfida i limiti della natura: parliamo di viticoltura eroica, un patrimonio di resilienza, tradizione e qualità.

Nel panorama vitivinicolo italiano ed europeo, esiste una forma di coltivazione che sfida la gravità, il clima e la logistica: è la viticoltura eroica, praticata in territori impervi dove ogni grappolo è frutto di fatica, ingegno e passione.

La viticoltura eroica si riferisce alla coltivazione della vite in condizioni estreme, secondo criteri definiti dal CERVIM (Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana). 

I vigneti eroici hanno queste caratteristiche:

  • Zone con pendenze superiori al 30%
  • Altitudini superiori ai 500 metri s.l.m.
  • Terreni terrazzati o gradonati
  • Isole o aree con condizioni climatiche difficili

Alcuni esempi emblematici sono:

  • La Valtellina in Lombardia
  • le Cinque Terre in Liguria
  • La Valle del Douro in Portogallo
  • I pendii dell’Etna in Sicilia

Coltivare in questi contesti significa affrontare:

  • Accessibilità limitata: spesso i vigneti sono raggiungibili solo a piedi o con monorotaie.
  • Meccanizzazione ridotta: la maggior parte delle operazioni è manuale, dalla potatura alla vendemmia.
  • Rischi climatici accentuati: escursioni termiche, vento, siccità o eccesso di pioggia.
  • Costi elevati: manodopera specializzata, interventi di contenimento e manutenzione dei terrazzamenti.

Nonostante o grazie a queste difficoltà, la viticoltura eroica genera vini di grande personalità e autenticità. I fattori che ne determinano il valore includono:

  • Mineralità e freschezza: dovute a suoli poveri e altitudini elevate.
  • Biodiversità preservata: spesso si coltivano vitigni autoctoni rari o in via di estinzione.
  • Storia e tradizione: ogni bottiglia racconta il legame profondo tra uomo e paesaggio.
  • Sostenibilità ambientale: la viticoltura eroica è spesso integrata in ecosistemi fragili, gestiti con rispetto e attenzione.

La viticoltura eroica non è solo una sfida agronomica, ma un atto di resistenza culturale. In un mondo che corre verso l’efficienza, questi vigneti ci ricordano che il valore autentico nasce spesso dalla fatica, dalla dedizione e dalla capacità di custodire la bellezza là dove sembra più fragile.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.



martedì 28 ottobre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Microterroir, selezione clonale e il futuro della viticoltura di qualità

Cari appassionati di vino, ben ritrovati in VinoDegustando per una nuova puntata della nostra rubrica “Approfondimenti Tecnici”, dove esploriamo i temi più innovativi e strategici della viticoltura contemporanea. Oggi ci addentriamo in un argomento affascinante e cruciale per il futuro della qualità enologica: Microterroir e selezione clonale.

Nel cuore della viticoltura contemporanea si sta delineando una rivoluzione silenziosa, fatta di precisione agronomica, studio genetico e profonda conoscenza del territorio. Due concetti chiave emergono come protagonisti di questa trasformazione: il microterroir e la selezione clonale. Insieme, rappresentano il binomio strategico per una viticoltura di qualità, sostenibile e identitaria.

Il termine "microterroir" indica una p
orzione estremamente circoscritta di territorio vitato, caratterizzata da condizioni pedoclimatiche uniche: suolo, esposizione, altitudine, umidità, vento e interazione con la flora circostante. A differenza del terroir classico, il microterroir lavora su scala ridotta, talvolta limitata a pochi filari o a una singola parcella.

Questa visione consente:

  • Una gestione agronomica personalizzata, con interventi mirati su irrigazione, potatura e difesa fitosanitaria.
  • Una vinificazione separata per valorizzare le peculiarità aromatiche e strutturali delle uve.
  • Una narrazione territoriale più autentica, che rafforza l’identità del vino e il legame con il luogo.

La selezione clonale consiste nell’individuare e propagare piante di vite che presentano caratteristiche superiori in termini di sanità, produttività, resistenza e qualità enologica. Ogni clone è il risultato di anni di osservazione, analisi e microvinificazioni.

I vantaggi principali sono:

  • Maggiore uniformità produttiva e controllo delle rese.
  • Ottimizzazione del profilo aromatico e fenolico in funzione dello stile desiderato.
  • Adattamento specifico al microterroir di impianto, con cloni selezionati per rispondere alle condizioni locali.

Quando microterroir e selezione clonale si incontrano, nasce una viticoltura sartoriale, capace di esprimere il massimo potenziale qualitativo di ogni vigneto. È l’approccio che molte aziende italiane stanno adottando per distinguersi in un mercato sempre più attento alla tipicità e alla sostenibilità.

Esempi virtuosi si trovano in Toscana, dove cloni di Sangiovese vengono impiantati in microparcelle con suoli calcarei e ventilazione ottimale, o in Alto Adige, dove il Pinot Nero trova espressioni sorprendenti grazie alla combinazione tra cloni aromatici e microclimi alpini.

La viticoltura di qualità non si accontenta più di buoni risultati: cerca l’eccellenza, la riconoscibilità, la coerenza stilistica. Microterroir e la selezione clonale sono gli strumenti per costruire vini che parlano il linguaggio del territorio, con la precisione della scienza e l’emozione dell’artigianalità.

Nei prossimi anni, assisteremo a una crescente mappatura genetica dei vigneti, a impianti sempre più personalizzati e a vinificazioni parcellari che daranno vita a etichette uniche, capaci di raccontare storie autentiche.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

sabato 25 ottobre 2025

Alta Langa D.O.C.G. Extra Brut Rose' 2020 - Mario Torelli'

Un grazie e un rinnovato benvenuto a tutti i fedelissimi di VinoDegustando!

Per il vino protagonista di questa settimana, torniamo con piacere nel cuore del Piemonte, terra di grandi vini e tradizioni gastronomiche. Parliamo dell’Alta Langa DOCG, lo spumante Metodo Classico che incarna l’eleganza e la storia delle bollicine piemontesi.

Alta Langa non è solo una denominazione d’origine controllata e garantita: è un viaggio nel tempo che ci riporta alla metà del XIX secolo, quando nelle Cantine di Canelli si iniziò a produrre spumante con rifermentazione in bottiglia. Da allora, il Metodo Classico piemontese ha conquistato palati e riconoscimenti, diventando simbolo di raffinatezza e autenticità.

La DOCG Alta Langa è riservata esclusivamente ai vini spumanti millesimati, prodotti con uve Pinot Nero e Chardonnay raccolte in una singola vendemmia. Ogni bottiglia racconta l’annata, il clima, il lavoro in vigna e la maestria in cantina.

L’areale di produzione si estende tra le province di Cuneo, Asti e Alessandria, in un paesaggio collinare che regala altitudini, escursioni termiche e suoli ideali per la spumantizzazione Metodo Classico. Qui, ogni grappolo è selezionato con cura per dare vita a bollicine fini, persistenti e capaci di emozionare.

Alta Langa è disponibile nelle versioni Alta Langa Bianco e Alta Langa Rosé, entrambe caratterizzate da una lunga permanenza sui lieviti e da un profilo aromatico elegante, complesso e minerale. Ogni bottiglia racconta il terroir piemontese e l’artigianalità dei produttori che ne custodiscono l’identità.

Tra le etichette più rappresentative della Cantina Mario Torelli di Gianfranco spicca proprio l’Alta Langa Rosé Extra Brut, un Metodo Classico millesimato ottenuto da 100% uve Pinot Nero. Questo spumante rosato si distingue per una sosta sui lieviti di oltre 30 mesi, che conferisce struttura, complessità e una sorprendente freschezza.

Vediamo ora cosa ci trasmette:

Alla vista si presenta con un affascinante rosa antico carico, luminoso e brillante. Il perlage è finissimo, con catenelle di bollicine che salgono leggere e continue, segno di una spumantizzazione impeccabile.

Al naso è un’esplosione di eleganza: note floreali di rosa e ciclamino si intrecciano con sfumature agrumate di pompelmo rosa e clementina. Il profilo aromatico si arricchisce poi di tocchi speziati di zenzero, balsamicità avvolgente e una decisa mineralità che richiama il terroir dell’Alta Langa.

In bocca è un tripudio di freschezza e sapidità. La corrispondenza gusto-olfattiva è impeccabile, con una persistenza lunga e vibrante. Il finale è intrigante, dominato dalle note agrumate e da una raffinata componente balsamico-minerale che dona profondità e carattere.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.


giovedì 23 ottobre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: La zonazione viticola e i cru.

 Amici di VinoDegustando, siete pronti per un nuovo appuntamento con gli "Approfondimenti Tecnici"? 

Oggi parleremo della zonazione viticola: è lo studio sistematico e multidisciplinare del territorio vitato, finalizzato ad individuare le aree più vocate alla
produzione di vini di qualità. È una vera e propria “radiografia del terroir”, che analizza fattori pedoclimatici, agronomici, enologici e storici per definire il potenziale qualitativo di ogni singola parcella.

Questa pratica nasce dall’esigenza di valorizzare la tipicità e l’identità dei vini, superando la logica delle denominazioni generiche e puntando su microzone con caratteristiche uniche. La zonazione è alla base della definizione di un cru, termine che indica una porzione di vigneto con qualità superiore e riconoscibile nel tempo.

La zonazione si articola in diverse fasi, ciascuna con obiettivi precisi:

1. Analisi pedologica e geologica

  • Studio dei suoli: tessitura, struttura, pH, capacità di drenaggio, contenuto organico
  • Stratigrafia e origine geologica: marne, calcari, sabbie, argille
  • SEO: suolo viticolo, terroir geologico, composizione minerale vigneto

2. Analisi climatica e microclimatica

  • Rilevazione di temperature, escursioni termiche, piovosità, esposizione solare
  • Influenza del vento, altitudine e orientamento dei versanti
  • SEO: clima viticolo, esposizione vigneto, altitudine vigneto

3. Analisi agronomica

  • Comportamento vegetativo delle varietà: vigoria, fenologia, maturazione
  • Resa per ettaro, sanità delle uve, risposta alle tecniche colturali
  • SEO: varietà viticole, gestione vigneto, resa uva

4. Analisi enologica e sensoriale

  • Vinificazione separata delle microzone
  • Degustazione comparativa dei vini ottenuti
  • Valutazione di struttura, aromaticità, longevità
  • SEO: profilo sensoriale vino, vinificazione zonata, degustazione tecnica

All'interno di questo argomento, si inserisce il termine "cru", che in francese significa “croitre”, crescere e indica una unità viticola di eccellenza, riconosciuta per la costanza qualitativa e la tipicità dei vini che vi si producono. Un cru non è solo un vigneto “buono”: è un luogo che esprime un’identità precisa, riconoscibile e replicabile nel tempo.

Un Cru deve avere le seguenti caratteristiche:

  • Origine geologica e climatica distintiva
  • Varietà viticole perfettamente adattate
  • Tecniche colturali e vinificazione coerenti
  • Riconoscibilità sensoriale del vino
  • Storicità e reputazione consolidata

In Italia, il concetto di cru è spesso espresso con termini come “vigna”, “sorì”, “ronco”, “contrada”, “runc”, “piede di collina”, ma la zonazione scientifica è lo strumento che ne certifica il valore.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

 

mercoledì 22 ottobre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: i difetti del vino.

Benvenuti a una nuova puntata di Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando, lo spazio dove la passione per il vino incontra la precisione dell’enologia e dell’agronomia viticola.

Nella puntata di oggi tratteremo un argomento ostico, di cui nessun appassionato di vino vorrebbe sentir parlare; però nel mondo della degustazione tecnica, saper riconoscere i difetti del vino è fondamentale per valutare la qualità di un prodotto e per educare il consumatore. I difetti organolettici possono compromettere l’equilibrio sensoriale del vino, alterandone il profilo aromatico, gustativo e visivo. Vediamoli nel dettaglio, con un linguaggio descrittivo e tutti i principali termini SEO del settore enologico.

Difetti olfattivi del vino

  • Odore di tappo: aroma sgradevole di cartone bagnato, muffa o cantina umida. Provocato da contaminazione da TCA nel sughero naturale.
  • Ridotto: note di uovo marcio, cavolo bollito, gomma bruciata. Dovuto a carenza di ossigeno e presenza di composti solforati.
  • Ossidato: profilo aromatico piatto, con note di mela cotta, noci, sherry. Colore brunito, perdita di freschezza.
  • Acetico: sentore pungente di aceto, provocato da eccessiva presenza di acido acetico e batteri acetici.
  • Brettanomyces: note animali, di stalla, cuoio, sudore di cavallo. Può essere tollerato in piccole dosi nei vini naturali, ma è considerato un difetto.

Difetti gustativi del vino

  • Vino squilibrato: prevalenza eccessiva di una componente (acidità, tannino, alcol) rispetto alle altre. Sensazione sgradevole in bocca.
  • Vino piatto: assenza di corpo, persistenza e vivacità. Gusto evanescente, poco coinvolgente.
  • Vino amaro: finale amaricante non legato a varietà o vinificazione. Può derivare da uve non sane o da errori in cantina.
  • Vino metallico: sensazione di ferro o alluminio, spesso legata a contaminazioni da attrezzature o contenitori.

Difetti visivi del vino

  • Torbidità: presenza di particelle sospese, colore opaco. Può indicare instabilità microbiologica o mancata filtrazione.
  • Precipitazioni anomale: non sempre un difetto, ma può essere percepito negativamente dal consumatore.
  • Colore alterato: tonalità brunite nei bianchi, aranciate nei rosati, mattone nei rossi giovani. Spia di ossidazione o invecchiamento precoce.
Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

sabato 18 ottobre 2025

Colli Tortonesi D.O.C.G. Timorasso "Derthona" 2001 - Claudio Mariotto

Amici wine lovers, buon sabato e buon we!

Questa settimana voglio portarvi alla scoperta di una vera gemma dell’enologia piemontese: il Colli Tortonesi D.O.C.G. Timorasso Derthona 2001 firmato dal talentuoso Vignaiolo Claudio Mariotto. Ho avuto il privilegio di degustarlo durante una straordinaria Verticale di Timorasso, tenutasi sabato 4 ottobre, dove sei annate storiche hanno raccontato l’evoluzione di questo vitigno autoctono con rara profondità.

Tra i campioni assaggiati i due che mi hanno colpito in modo particolare sono stati il “Pitasso” 2007 e il “Derthona” 2001. Il primo è già stato protagonista del mio articolo del 12 aprile 2025 su VinoDegustando, assaggiato in occasione del banco d’assaggio Derthona 2.0 tenutosi il 01 aprile 2025; oggi voglio soffermarmi sul secondo, per la sua eleganza senza tempo e la capacità di esprimere al meglio il potenziale del Timorasso in versione evoluta.

Leggi l’articolo sul Pitasso 2007                                              https://vinodegustando.blogspot.com/2025/04/colli-tortonesi-derthona-doc-pitasso.html

Il vigneto da cui nasce il Derthona 2001 è situato a 250 metri sul livello del mare, su suoli calcareo-argillosi che conferiscono struttura e mineralità al vino. La potatura è a Guyot, con inerbimento spontaneo e assenza di diserbanti, mentre l’uso di sostanze chimiche è ridotto al minimo e gestito con buon senso, solo quando necessario. L’imbottigliamento avviene con solfiti aggiunti al 50% rispetto al limite consentito per i vini biologici. L’annata 2001 è stata regolare, senza particolari problemi fitopatologici.

La vinificazione segue un protocollo rigoroso e rispettoso della materia prima:

  • Pressatura soffice con diraspatura
  • Decantazione statica per la chiarifica del mosto
  • Fermentazione controllata tra i 18 e i 20°C
  • Vinificazione in acciaio con almeno 10 mesi di affinamento sulle fecce nobili in sospensione
  • Filtrazione e imbottigliamento
  • Affinamento in bottiglia per circa un anno prima della commercializzazione
Ma ora diamo la parola a lui:

Il vino è color giallo oro intenso, limpido e brillante, segno di una maturazione evoluta e di una vinificazione attenta. La tonalità carica anticipa la complessità che si ritroverà al naso e al palato.

All’olfatto si apre con grande eleganza e rara finezza, più che con intensità. I sentori agrumati di cedro dominano la scena, accompagnati da raffinate note minerali idrocarburiche, tipiche del Timorasso evoluto. Completano il bouquet sfumature floreali di camomilla e note di cera d’api, che donano profondità e personalità.

In bocca è sapido, fresco e glicerico, con una perfetta corrispondenza gusto-olfattiva. La struttura è avvolgente, la persistenza notevole. Il finale è lungo e caratterizzato da note minerali, tracce idrocarburiche e cera d’api, che confermano l’identità territoriale e l’evoluzione del vino.

Questo vino si presenta oggi come un bianco da invecchiamento di rara complessità, capace di raccontare il territorio dei Colli Tortonesi con voce autentica. Note minerali, evoluzioni aromatiche e una struttura avvolgente lo rendono perfetto per chi cerca vini bianchi di raro carattere, ideali per degustazioni verticali, abbinamenti gourmet o semplicemente per lasciarsi emozionare.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

giovedì 16 ottobre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Recupero delle vinacce e sottoprodotti - l’economia circolare che trasforma l’enologia

Benvenuti a questo nuovo appuntamento, dove ogni parola è un sorso di conoscenza!

Ed eccoci di nuovamente qui per un'altra puntata con gli "Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando". L’argomento di oggi è: Recupero delle vinacce e sottoprodotti - l’economia circolare che trasforma l’enologia

Nel ciclo produttivo del vino, ogni fase genera valore. Anche ciò che resta dopo la vinificazione – vinacce, raspi, fecce – può diventare protagonista di una nuova filiera virtuosa. L’economia circolare in enologia non è solo una tendenza: è una strategia concreta per ridurre gli sprechi, valorizzare le risorse e innovare il settore vitivinicolo.

Cosa sono le vinacce e i sottoprodotti enologici?

  • Vinacce: residui solidi della pigiatura, composti da bucce, vinaccioli e polpa. Rappresentano circa il 20–25% del peso dell’uva.
  • Raspi: i peduncoli dell’uva, ricchi di lignina e cellulosa.
  • Fecce: sedimenti di lieviti e sostanze colloidali che si depositano durante la fermentazione.

Questi materiali, se correttamente gestiti, possono essere trasformati in prodotti ad alto valore aggiunto, riducendo l’impatto ambientale e generando nuove opportunità economiche.

Applicazioni concrete: dalla cantina al laboratorio

  1. Distillazione delle vinacce Le vinacce fresche vengono distillate per ottenere grappa e acquaviti. La qualità del distillato dipende dalla varietà dell’uva, dal tempo di stoccaggio e dalle tecniche di fermentazione.
  2. Estrazione di polifenoli e antociani Attraverso processi di estrazione con solventi naturali o tecnologie green (come l’ultrasuono o la CO₂ supercritica), si ricavano composti bioattivi utilizzati in cosmetica, nutraceutica e farmaceutica.
  3. Produzione di compost e ammendanti organici Le vinacce esauste vengono compostate per produrre fertilizzanti naturali, migliorando la struttura del suolo e riducendo l’uso di concimi chimici.
  4. Creazione di biomateriali Dai raspi e dalle vinacce si ottengono fibre per bioplastiche, tessuti tecnici e packaging biodegradabili, ideali per un’agricoltura a basso impatto.
  5. Recupero energetico Attraverso digestione anaerobica o pirolisi, i sottoprodotti possono generare biogas o biochar, contribuendo alla transizione energetica delle aziende agricole.

Quali benefici per la filiera vitivinicola?

  • Sostenibilità ambientale: riduzione dei rifiuti organici e delle emissioni.
  • Diversificazione economica: nuovi prodotti e mercati per le cantine.
  • Innovazione tecnologica: applicazione di processi avanzati.
  • Comunicazione efficace: storytelling green che rafforza l’identità del brand.
Buone degustazioni a tutti!

D.B

mercoledì 15 ottobre 2025

Rubrica "Approfondimenti Tecnici" di VinoDegustando: Strategie di lotta integrata - tra sostenibilità e efficacia

Ehi wine lovers, ci siete? Oggi vi accompagno in un viaggio che profuma di terra, sole e sostenibilità. Benvenuti!!!

Per l’appuntamento di oggi con gli Approfondimenti Tecnici di VinoDegustando, vi condurrò in un’altra versione di viticoltura sostenibile: la "Lotta Integrata".

Nel cuore dell’agricoltura moderna, le strategie di lotta integrata rappresentano un punto di equilibrio tra efficacia agronomica e rispetto per l’ambiente. 

Ma in che cosa consiste? Perché è diventata una parola chiave per chi cerca soluzioni sostenibili e produttive nello stesso tempo?

La lotta integrata è un approccio alla difesa fitosanitaria che combina metodi biologici, agronomici e chimici in modo razionale e controllato. L’obiettivo? Ridurre l’impatto ambientale, preservare la biodiversità e garantire raccolti sani e di qualità. In viticoltura, ad esempio, significa monitorare costantemente i parassiti, intervenire solo quando necessario e preferire prodotti a basso impatto ecotossicologico. 

A cosa porta tutto ciò?

  • Sostenibilità ambientale: meno residui chimici, più salute per il suolo e per gli ecosistemi.
  • Efficacia mirata: interventi basati su soglie di danno e monitoraggi costanti.
  • Conformità normativa: risponde ai requisiti della produzione integrata e delle certificazioni di qualità.
  • Valore commerciale: sempre più consumatori premiano prodotti coltivati con metodi responsabili.

Le tecniche di lotta integrata si evolvono grazie alla ricerca e alla digitalizzazione. Sistemi di supporto alle decisioni (DSS), trappole a feromoni, modelli previsionali e droni per il monitoraggio sono solo alcune delle innovazioni che affiancano pratiche tradizionali come la rotazione colturale e l’uso di antagonisti naturali.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.

 

sabato 11 ottobre 2025

Degustazione Verticale di Timorasso: un viaggio sensoriale tra le annate del "Maestro" Vignaiolo Claudio Mariotto

Buongiorno e buon weekend a tutti gli amici e affezionati lettori di VinoDegustando!

Sabato 4 ottobre ho avuto il privilegio di partecipare a una straordinaria degustazione verticale di Timorasso, organizzata dal caro amico e “Maestro” vignaiolo Claudio Mariotto, figura di riferimento nel panorama vitivinicolo piemontese.

Un’esperienza intensa e coinvolgente, che ci ha permesso di esplorare l’evoluzione di questo vitigno autoctono, che io amo particolarmente, attraverso sei annate di due etichette iconiche: Pitasso e Derthona, entrambe Colli Tortonesi DOCG Timorasso

Come pratica vuole, la degustazione è partita dalla più giovane per arrivare alla più matura, rivelando la straordinaria capacità di invecchiamento del Timorasso.

Ecco l’ordine di servizio della verticale:

  1. Colli Tortonesi DOCG Timorasso “Pitasso” 2022

  2. Colli Tortonesi DOCG Timorasso “Pitasso” 2017

  3. Colli Tortonesi DOCG Timorasso “Derthona” 2011

  4. Colli Tortonesi DOCG Timorasso “Pitasso” 2007 (magnum)

  5. Colli Tortonesi DOCG Timorasso “Pitasso” 2006

  6. Colli Tortonesi DOCG Timorasso “Derthona” 2001

Al naso, tutti i campioni hanno espresso grande eleganza e complessità aromatica, con variazioni legate all’annata e all’evoluzione del vino:

  • Note floreali, agrumate e balsamiche nei millesimi più giovani

  • Erbe aromatiche come timo e salvia

  • Spezie fini (pepe bianco, zenzero)

  • Mineralità crescente con sentori sulfurei, pietra focaia e idrocarburi nei vini più maturi

In bocca, la corrispondenza con il naso è stata sorprendente:

  • Freschezza e sapidità ben bilanciate

  • Glicericità avvolgente

  • Persistenza aromatica da lunga a lunghissima, anche nelle annate più datate

Questa verticale di Timorasso ha confermato la straordinaria longevità e versatilità di un vitigno che merita sempre più attenzione nel panorama enologico italiano. L’impronta stilistica di Claudio Mariotto, tra precisione tecnica e sensibilità artigianale, ha reso ogni calice un piccolo capolavoro.

Buone degustazioni a tutti!

D.B.